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Giorno della Memoria, i ricordi degli ex internati
La testimonianze di Remiro Carbonetti, 85 anni, ex militare
raccattate per terra, ma qualcuno, come me, è tornato, e la medaglia di oggi forse servirà a non farci dimenticare del tutto". Remiro Carbonetti, 85 anni, ex militare italiano internato in un lager nazista, è uno dei 38 ex deportati e internati della provincia di Ancona premiato in Prefettura con le medaglie d'onore istituite con una legge del 2006 e consegnate quest'anno per la prima volta. Tiene la scatola stretta in mano ("c'é anche il nome, vede...") e sorride nonostante la commozione, mostrando ai giornalisti "i denti che non ho più", ma anche la moglie, i tre figli e i quattro nipoti che lo hanno accompagnato alla cerimonia. "A casa - racconta - pensavano che fossi morto, ma dopo la cattura, a Rodi, i nazisti mi avevano portato in vari campi e da ultimo in Slovenia, dove sono rimasto quasi due anni. Lavorare, testa bassa, e pulci e pidocchi dappertutto".
Dopo la liberazione "un viaggio lunghissimo, a piedi, su un somaro, un pezzo in carretto, per tornare a Marina di Montemarciano, dove non mi aspettavano più. Anzi, andavano in chiesa a pregare perché ero morto...". La vita ricomincia, e Remiro riprende il lavoro di muratore, "fino a che ho potuto". Oggi non è voluto mancare, e i nipoti lo bersagliano di fotografie con la macchinetta digitale, fra prefetto, presidente della Regione e autorità. Non ce l'ha fatta invece Edo Magnalardo, l'ultimo superstite della strage nazista di Treuenbrietzen, la cittadina a est di Berlino in cui il 23 aprile del 1943 127 soldati italiani furono mitragliati in una cava. Magnalardo, che nel 2003 fece riaprire l'inchiesta italiana sull'eccidio, è morto nel 2004. La medaglia l'ha ritirata la moglie, scacciando le lacrime perché il marito "non avrebbe voluto che piangessi. Desiderava solo che ognuno ricordasse, per sempre, quello che è stato".
Trentotto ex internati e deportati nei lager nazisti hanno ricevuto oggi in Prefettura ad Ancona la medaglia d'onore istituita tre anni fa dal Parlamento, e consegnata quest'anno per la prima volta a 802 italiani, in tutte le prefetture. Quasi tutti militari - i defunti rappresentati dalle mogli o dai figli -, i premiati sono stati accolti dal prefetto Giovanni D'Onofrio con la lettura di brano di "Se questo è un uomo" di Primo Levi, e "la gratitudine e la partecipazione sofferta che tutti dobbiamo ai protagonisti di una vicenda tragica, che mai dovrà essere espunta dalla memoria collettiva". "Il loro volto, la loro presenza fisica - ha detto il presidente delle Marche Gian Mario Spacca, parlando a nome di tutte le istituzioni locali - ci restituiscono la drammaticità di eventi che non dovranno mai più ripetersi. Li ringraziamo per il dolore che hanno patito, e che oggi viene trasferito all'attenzione di altre generazioni, affinché i valori di libertà, uguaglianza e democraticità costituiscano le basi della convivenza civile, fondata sul principio della responsabilità personale".
Leandro Provinciali, pro-rettore dell'Università Politecnica, ha portato il saluto della comunità scientifica, e poi c'é stata la consegna delle medaglie, in cui si sono alternati i sindaci, la presidente della Provincia Patrizia Casagrande, l'arcivescovo mons. Edoardo Menichelli, autorità militari e civili. Anche il presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii) Mohamed Nour Dachan ha consegnato una medaglia, ad Anselmo Lombardi, ex militare jesino internato dai nazisti. "Questa è una bella giornata - ha osservato la presidente onoraria della Comunità ebraica di Ancona Franca Fuà Ascoli - soprattutto per me, che avevo 12 anni quando tutto è cominciato senza quasi che ce ne rendessimo conto.
Dalla mattina alla sera sono stata mandata via da scuola, ho perso amicizie e consuetudini, e da ragazza italiana di religione diversa, come mi sentivo, sono diventata una ragazza di secondo grado". Oggi la signora Fuà Ascoli, 83 anni, guarda "con grande rammarico a quello che succede nel mondo, e al fatto che gli uomini non abbiano ancora capito che le guerre non si devono fare più".