In primo grado il gup aveva inflitto una condanna di 14 anni
aggravato dal vincolo di parentela nei confronti di Stefano Sabbatini, 49 anni, l'operaio che il 12 settembre 2006 uccise il fratello Francesco, di 43 anni, con una coltellata durante una lite a Corinaldo (Ancona). Il collegio di difesa, rappresentato dallo studio Mario Scaloni e dall'avv. Marcellino Marcellini, ha sempre sostenuto che l'uomo si difese in realtà da un'aggressione del fratello, con il quale era in cattivi rapporti per l'eredità paterna e l'utilizzo delle utenze nella palazzina dove abitavano. In primo grado, con rito abbreviato, il gup aveva inflitto una pena di 14 anni, che era stata correttamente determinata nella motivazione dopo che nel dispositivo risultavano 16 anni.
Solo la motivazione della sentenza d'appello chiarirà i motivi della sensibile riduzione di pena. I difensori hanno ribadito la tesi della legittima difesa e della provocazione attuata dalla vittima. Stefano, dicono i legali, si difese da un'aggressione dell'altro che aveva una zappa in mano e non si rese neanche conto di averlo accoltellato a morte. Sul corpo della vittima furono riscontrati due colpi superficiali all'addome, forse sferrati per allontanare il fratello, e uno fatale al cuore per dritto. Circostanza, hanno detto i difensori, che testimonierebbe il colpo accidentale e non voluto.