Cadavere carbonizzato davanti all'ospedale, 2 arresti

Cadavere carbonizzato davanti all'ospedale, 2 arresti

L'uomo morto per overdose. I due avrebbero bruciato il corpo per disperdere le tracce

semicarbonizzato la sera del 21 ottobre scorso a bordo della sua vettura parcheggiata nei pressi dell'ospedale di San Benedetto del Tronto. L'uomo sarebbe morto per un'overdose da eroina: il cadavere sarebbe poi stato caricato sull'auto e dato alle fiamme per disperdere le tracce. In carcere, arrestati dalla polizia, sono finiti Mimmo Di Lorenzo, 38 anni, e Paolo Gasparrini, 36, residenti ad Acquaviva Picena (Ascoli Piceno).
La Squadra mobile e gli agenti del Commissariato di San Benedetto del Tronto hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa in Questura di essere arrivati a Di Lorenzo grazie alla testimonianza di alcune persone che lo avevano visto in compagnia di Ranalli in un bar di San Benedetto.
Di Lorenzo avrebbe detto di aver incontrato Ranalli casualmente, e di essersi proposto come intermediario per fargli acquistare eroina. Insieme si erano poi recati nell'abitazione di Di Lorenzo, e si erano iniettati lo stupefacente costato la vita a Ranalli. Lo spacciatore della dose mortale sarebbe Paolo Gasparrini, indicato dallo stesso Di Lorenzo.
Quest'ultimo avrebbe anche ammesso di aver caricato il cadavere di Ranalli sull'auto, coprendolo con un piumino prima di abbandonare la vettura vicino al nosocomio, e dare fuoco all'abitacolo. Grazie alla confessione di Di Lorenzo gli investigatori hanno recuperato il giubbotto, il telefono cellulare e le chiavi dell'autovettura di Ranalli, sottrattigli insieme a 90 euro che aveva in tasca.

Le accuse della procura
Il Pm di Ascoli Piceno Adriano Crincoli contesta a Mimmo di Lorenzo e Paolo Gasparrini, i due marchigiani arrestati per la morte da overdose di Luca Ranalli, il cui corpo venne poi dato alle fiamme in un'auto parcheggiata davanti all'ospedale di San Benedetto del Tronto, i reati di spaccio di sostanze stupefacenti e morte come conseguenza di un altro delitto. Di Lorenzo (agli arresti domiciliari grazie alla confessione) é indagato anche per incendio, distruzione di cadavere e omissione di soccorso. Le indagini, hanno spiegato il dirigente della Squadra mobile di Ascoli Piceno Pierfrancesco Muriana e il commissario di San Benedetto Marco Fischetto, hanno avuto impulso grazie all' intuizione di un poliziotto di quartiere, che aveva notato Ranalli e Di Lorenzo in un bar. Macabri i particolari della vicenda. Il 21 ottobre Ranalli si inietta una dose di eroina con Di Lorenzo, nell'abitazione di quest'ultimo ad Acquaviva Picena. La droga l'ha acquistata da Paolo Gasparrini, ma poco dopo si sente male e muore. Di Lorenzo carica il cadavere a bordo dell'auto della vittima e si dirige verso San Benedetto. Lungo il tragitto fa ben due soste presso due negozi di telefonia, per fare una ricarica telefonica e acquistare un cellulare con i 90 euro sottratti dalle tasche del morto. Circostanze confermate dai filmati delle telecamere interne ai due esercizi commerciali. A Paolo Gasparrini i poliziotti sono arrivati grazie alla testimonianza di Di Lorenzo, ma anche attraverso le trascrizioni delle telefonate intercorse fra i due dopo il fatto. In una di queste chiamate lo spacciatore, ignaro che l'amico nel frattempo aveva già confessato, gli dice: "Se ti chiedono qualcosa dì che la droga te l'ha data un marocchino". Per poi aggiungere riferendosi alla vittima, "almeno gli hai levato i soldi a quello?". Per Gasparrini l'arresto di stamani è il secondo in pochi giorni. Il 13 novembre era finito in manette per spaccio di eroina. Processato per direttissima, era poi tornato in libertà.