Finanza Assassina, il libro-denuncia di Mauro Scaramucci

Finanza Assassina, il libro-denuncia di Mauro Scaramucci

Truffa nei suoi confronti ormai prescritta. Giustizia a due velocità secondo l'ex imprenditore

breve lasso di tempo, 10 milioni di euro del capitale sociale della società Terme di Montecatini di cui era amministratore delegato e altri 15 milioni da Well Net (club Tonic), controllate da Vitawell Spa. Si trattava di un prestito per mantenere in equilibrio Vitawell in attesa che Fineco Capital rispettasse gli accordi di conversione del prezzo di acquisto della Jean Klebert di Ferrara, cosa che non avvenne mai. Il volume, illustrato in un incontro pubblico, è anche un duro atto d'accusa verso la procura di Ascoli Piceno per la lentezza con cui avrebbe indagato dopo una denuncia per fatti che sarebbero a monte del crac finanziario che, dice Scaramucci, "mi ha sconvolto la vita".
"Volevo salvare la mia società, la Vitawell - ha detto l'imprenditore - sull'orlo del fallimento per un investimento che inizialmente appariva promettente, grazie a dati forniti dal fondo lussemburghese Fineco Capital attraverso Alto Partners, advisor esclusivo del fondo.
Dati dati che poi si sono poi rivelati palesemente falsi, tanto che mi sono ritrovato in un disastro economico di enormi proporzioni. I soldi del capitale delle Terme di Montecatini passarano direttamente alla Bnl che mi aveva chiesto un rientro immediato sugli affidamenti di Vitawell".
L'operazione è l'acquisto da Fineco Capital (già socio di Vitawell al 34%) e dalla famiglia Sansoni dell'intero capitale del gruppo J. Klebs, attivo nel settore bellezza e benessere e proprietario dei marchi Jean Klebert, Gil Cagné e Hey Man. Un'operazione condotta - secondo Scaramucci - attraverso "un accordo verbale e con un contratto scritto di vendita definitiva a 'esecuzione differita' ad un prezzo di 23 milioni di euro".
"Prima della consegna effettiva a Vitawell del bene acquisito, scoprimmo che il gruppo J. Klebs era già in liquidazione per le perdite latenti, oltre 10 milioni di euro in un solo anno". Tanto che l'industriale ascolano cercò di "risolvere il contratto" e tentare "l'affitto".
Il caso Vitawell è finito con il fallimento di quasi tutte le società controllate da Mauro Scaramucci (circa mille posti di lavoro persi).
Oggi l'imprenditore si considera vittima di una truffa, che lo avrebbe poi portato a una catena di errori, successivi al 28 febbraio del 2003, per i quali - dice - "mi assumo ogni responsabilità. Voglio però che anche altri paghino per le loro".
Scaramucci denunciò i presunti truffatori, e il sostituto procuratore Ettore Picardi il 4 novembre ha firmato un avviso di chiusura delle indagini per truffa aggravata a carico di Stefano Scarpis, 48 anni, e Mario Visioni, 46, di Milano, quali esponenti di Alto Partners, Sandro Sansoni, 54 anni, e Nicola Sansoni, 48, di Ferrara, Alessandro Marina, 58 anni, di Milano, e Fabrizio Basilico, 54, di Ferrara quali consiglieri di amministrazione di J. Klebs. Scarpis è indagato anche come amministratore di fatto delle società J. Klebs, Jean Klebert, Fineco Capital.
Scaramucci tuttavia non è "contento. Quattro anni per concludere indagini che sono durate solo quattro mesi e sono state avviate a 16 mesi di distanza dalla mia denuncia, consentendo a Fineco Capital di liquidare comodamente il patrimonio del fondo a danno dei creditori di Vitawell, e non solo" sono a suo avviso "una vittoria di Pirro, visto che il reato è praticamente prescritto".
Per l'imprenditore e il suo legale poi, l'avv. Francesco Voltattorni, "é quantomeno un errore che, come appare dalle carte, al principale indagato, Stefano Scarpis, sia stato concesso di leggere gli atti e la nostra denuncia prima di essere interrogato".