Legambiente: uno spreco l'intervento al Bretta

Legambiente: uno spreco l'intervento al Bretta

«Sarebbe stata sufficiente una semplice opera di manutenzione e una bonifica dai rifiuti»

di tutta la vegetazione presente. Le ruspe inoltre stanno lastricando il fondo e la parte bassa degli argini con i cosiddetti "materassi rinverdibili", ovvero involucri di rete metallica riempiti di pietrame. Un cittadino, passando, si chiede: cosa stanno facendo? È necessario un simile intervento? In realtà i materassi rinverdibili servirebbero a proteggere le sponde dall'erosione delle acque dei torrenti e dei fiumi in piena, mentre la vegetazione spondale sarebbe di fondamentale importanza per l'ecosistema fluviale nel suo complesso, determinando anche una certa sinuosità degli alvei che è segno di "naturalità" del fiume.
Un simile intervento in un torrente come il Bretta secondo noi non ha ragione di essere, innanzitutto perchè la portata delle acque di piena del torrente, che tra l'altro è in secca per gran parte dell'anno, è talmente limitata da non giustificare la posa in opera di materassi rinverdibili, piuttosto costosi da realizzare. Inoltre la pulizia totale delle sponde, oltre ad essere negativa per l'ambiente fluviale, ha una durata temporanea. Infatti tra meno di cinque anni la vegetazione sarà ricresciuta più o meno come prima e dell'intervento fatto non ci sarà più traccia.
A nostro parere sarebbe stato sufficiente un semplice intervento di manutenzione, poco costoso sia dal punto di vista economico che ambientale, per rimuovere la vegetazione che ingombra l'alveo e controllare quella sulle sponde, e una bonifica dai rifiuti, che nei fiumi sono sempre tanti. Ma purtroppo in Italia la politica degli sprechi è più forte di quella della prevenzione, come insegnano alluvioni ed incendi.
Ma c'è un altro aspetto molto preoccupante di questo intervento e di altri già realizzati o da realizzare: Molto spesso questi interventi di risistemazione idraulica non solo distruggono tutta la vegetazione ripariale, ma diventano il pretesto per declassificare gli alvei dei fiumi e quindi consentire la realizzazione di capannoni e di attività industriali proprio su quelle aree esondabili che dovrebbero rimanere libere per consentire il naturale deflusso delle acque in caso di alluvione. Vogliamo forse ripetere gli errori umani che portarono alla devastante alluvione del 1992?».