La legge prevede listituzione del Comitato regionale di coordinamento
e minorenni sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria e a favore degli ex detenuti. Un atto mirato a riordinare e mettere a sistema i servizi pubblici e del privato sociale presenti sul territorio regionale.
Esprime soddisfazione l’assessore ai Servizi Sociali, Marco Amagliani, secondo il quale il riordino del sistema migliorerà le condizioni di vita sia dei reclusi che del personale a loro addetto, come agenti di polizia penitenziaria, educatori, medici, infermieri o amministrativi. “E’ un passo avanti – dichiara l’assessore - verso una trasformazione: da detenuti a persone.
La legge vuole infatti creare le condizioni per migliorare la vita di tutti quei soggetti, adulti e minorenni, che sono entrati nel circuito penale, nonché favorire l’integrazione nella società attraverso il recupero delle qualità individuali ed il rispetto della dignità della persona. Perché il reinserimento è l’unica via affinché le persone che si sono rese protagoniste di reati possano, una volta fuori dalle mura del carcere, trovare soluzioni abitative e lavorative, evitando così di rientrare nel circolo vizioso della delinquenza con comportamenti dolosi”.
La legge regionale ha preso spunto da raccomandazioni europee e dalle legislazioni di altre Regioni, oltre che dalla Legge n. 328 del 2000 (legge quadro sul sistema dei servizi sociali), ed ha lo scopo di mettere a sistema i servizi pubblici e del privato sociale presenti sul territorio.
E’ il frutto di un lavoro d’insieme che ha coinvolto i servizi regionali, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, il Centro di giustizia minorile, gli Enti locali, il privato sociale, il volontariato, i Centri per l’impiego, il sistema scolastico ed esperti del settore.
“Un tavolo di confronto, - aggiunge Amagliani – costituito nel rispetto delle reciproche competenze, in cui è stata definita un’organizzazione del sistema territoriale integrato a tutela delle persone coinvolte”.
La Regione, nell’ambito delle proprie competenze, si occupa della programmazione, del coordinamento e delle attività di indirizzo che saranno indicate in un programma annuale, concordato con l’Amministrazione penitenziaria e con il Centro per la giustizia minorile e in accordo con gli istituti penitenziari.
La legge prevede l’istituzione del Comitato regionale di coordinamento, composto da tutti i soggetti, pubblici e non, che agiscono nell’ambito penitenziario, che avrà funzioni consultive e propositive nei confronti della Giunta regionale.
Il Comitato eserciterà inoltre attività di monitoraggio, promozione di conferenze sulla condizione penitenziaria, elaborazione di progetti di studio e ricerca. La legge esamina, inoltre, tutte le adempienze a favore dei detenuti ed ex detenuti: dalla tutela della salute all’istruzione, prevedendo percorsi di educazione culturale, fisica e sanitaria; promuove il lavoro e la formazione professionale; prevede la realizzazione di iniziative culturali e l’adozione di misure alternative alla detenzione.
Gli Enti locali, in accordo con gli istituti penitenziari e con gli Uffici per l’esecuzione penale esterna, progetteranno e gestiranno interventi di supporto alle famiglie specie per mantenere e rafforzare i legami dei detenuti con la propria famiglia, in particolare per tutelare il ruolo di genitori promuovendo colloqui in istituto con i figli minorenni. Sarà inoltre sostenuto finanziariamente, in via sperimentale per tre anni, il potenziamento quantitativo di educatori professionali e psicologi da destinare al supporto del personale in carico all’Amministrazione penitenziaria e ai servizi minorili dell’Amministrazione della giustizia.
Promossi poi interventi di mediazione penale per adulti e progetti sperimentali di giustizia riparativa con attività gratuite a favore della collettività di persone in esecuzione penale esterna. Particolare attenzione viene riservata ai minori sottoposti a procedimento penale: per limitare il ricorso alle misure di detenzione, la Regione favorirà il loro inserimento nelle comunità, una delle azioni a sostegno dei più giovani che saranno anche supportati dall’Ufficio per la mediazione penale minorile delle Marche, nella responsabilizzazione e nella riconciliazione con le loro vittime.