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Svaligiavano slot machine tra Marche e Abruzzo, 4 arresti
Le indagini erano partite lo scorso febbraio, dopo un furto ai danni di un bar di Montefano
tre albanesi e un italiano, che avevano creato una banda specializzata nei furti di monete e denaro contante presso bar e esercizi forniti di videogiochi tra Marche e Abruzzo. All'operazione hanno partecipato i carabinieri di San Benedetto del Tronto, Alba Adriatica e Pescara. Le ordinanze sono state emesse dal gip di Macerata Isabella Allieri su richiesta del pm Massimiliano Siddi.
Le indagini erano partite lo scorso febbraio, dopo un furto ai danni di un bar di Montefano. Gli arrestati sono Gazment Shera, 31, residente a Monteprandone (Ascoli Piceno), i fratelli Najm, 23 anni, e Nezir Hokjia, 20, residenti a Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno) e a Martinsicuro (Teramo) e il sessantaseienne Wolfango Mariani, nato a Genzano di Roma, ma residente a Grottammare (Ascoli Piceno). Pochi mesi dopo il colpo a Montefano erano stati arrestati in flagrante a Cepagatti (Pescara), subito dopo avere commesso un furto in un altro locale. Ma sono ritenuti responsabili di altri furti a Civitanova Marche, Fermo, Mosciano, Sant'Angelo, Sant'Omero.
Il gruppo agiva sempre con lo stesso modus operandi: penetrava nottetempo nei locali prescelti, forzando la porta d'ingresso o una secondaria, e scassinando videogiochi e registratori di cassa per impossessarsi di contanti e monete. Il colpo era preceduto da vari sopralluoghi e, secondo gli investigatori, la banda aveva anche mostrato una certa professionalità nella preprazione dei furti, in cui ognuno aveva un compito specifico. Tre arrestati sono stati raggiunti dalle ordinanze nella rispettive abitazioni, mentre Najm Hokja si trovava ancora in carcere a Pescara. Per tutti l'accusa è di associazione per delinquere al fine di commettere reati conto il patrimonio, ma Shera e Najm Hokja dovranno anche rispondere del posseso di un passaporto contraffatto. Al momento è anche al vaglio degli investigatori la posizione di due giovani clandestini albanesi che si trovavano a casa di Nezir Hokja.