Giornata mondiale della gioventù, gli ascolani a Sydney

Giornata mondiale della gioventù, gli ascolani a Sydney

C'è la possibilità di seguire in contatto diretto la GMG nel teatro di Monticelli

Oggi il gruppo degli ascolani si è riunito: sono infatti arrivati i 16 che erano partiti 10 giorni fa alla volta delle Filippine per vivere una esperienza di missione e si sono incontrati con gli altri 8 che erano partiti sabato 12 da Loreto insieme a tutti gli altri marchigiani.
I giovani delle Marche (330 in totale sui 10.000 circa italiani) sono ospitati nella parrocchia di St. Mary’s Concord nel quartiere di Burwood alla periferia di Sydney dove si tiene una delle catechesi svolte dai vari vescovi presenti alla GMG. Sono ospitati nei locali della scuola primaria gestita dalla locale parrocchia con una grande ospitalità da parte degli australiani.
Ieri chi era già arrivato ha preso parte presso la Baia di Barangaroo alla messa iniziale presieduta dal Card. Pell, arcivescovo di Sydney con altri 150.000 giovani già in città per partecipare alla GMG. Affascinante la vista della città australiana che all’imbrunire si mostrava in tutto il suo splendore (in Australia è inverno, anche se abbastanza mite) e quindi alle 17 inizia già a fare notte.
Stamattina alle 9.00 (l’una di notte in Italia) hanno partecipato alla catechesi tenuta nella chiesa parrocchiale dal Card. Angelo Bagnasco che ha trattato il tema sulla “Vita secondo lo Spirito” dove ha invitato i giovani a mostrare il volto giovane di una Chiesa giovane e di seguire le indicazioni dello Spirito Santo che è esigente ma anche liberante. E’ seguita la celebrazione della S.Messa.
Ma l’esperienza più interessante, al di là dei momenti ufficiali, come sempre alle GMG,  è la rete di rapporti che si costruisce con giovani provenienti da tutto il mondo. E ciò che colpisce maggiormente in questo incontro australiano è proprio l’internazionalità: sono presenti giovani di oltre 180 nazioni e per la prima volta gli europei (vista anche la distanza) non sono i più numerosi e girando per Sydney, città già di per sé cosmopolita, capita di incontrarsi con ragazzi e ragazze provenienti dalle più svariate parti del mondo: tutte le razze, tutti i colori, tutte le fogge di vestiti (anche quelli tradizionali come i samoani) sono riuniti da un solo ideale di fraternità e di amicizia per testimoniare la fede in Cristo.
Ma grazie alle nuove tecnologie, in questa occasione come non mai, la GMG, pur se a 25mila chilometri di distanza, potrà essere vissuta anche da chi rimane in Italia.
A partire da mercoledì mattina presso la parrocchia dei Ss. Simone e Giuda a Monticelli tanti giovani della diocesi  che per vari motivi di studio o lavoro sono rimasti in città, si ritroveranno presso il teatro parrocchiale per collegarsi con la rete satellitare Sat 2000 che trasmetterà, sia in diretta (ma per il fuso orario solo pochi eroi saranno stati svegli a quell’ora) sia in differita, le catechesi del 16, 17 e 18 luglio. Durante la differita, in onda dalle 11 alle 13, saranno presenti in studio i relatori con i quali sarà possibile instaurare un dialogo interattivo via chat o sms. Sempre in diretta, il 19 luglio dalle 10 alle 13, sarà possibile seguire la Veglia con il Santo Padre.
I ragazzi della diocesi di Ascoli hanno deciso di ritrovarsi in questi giorni nel teatro parrocchiale di Monticelli in un gruppo di ascolto per seguire insieme questi avvenimenti. Ma c’è di più: tramite Skype, i ragazzi riuniti per seguire le catechesi, in Italia, avranno contatto diretto (audio-video) ogni giorno con i giovani in Australia anche grazie alle risorse tecnologiche offerte da Sacim Systems Srl di Montorio al Vomano (TE). Tra l’altro stasera nella trasmissione di Sat2000 (che andrà in onda dall’Australia) è stato invitato in studio un giovane ascolano, Fabio Gregori, già collaboratore della trasmissione “1x1-Giovani a confronto” della rete satellitare della Conferenza Episcopale Italiana, che interverrà e rivolgerà domande al Cardinale insieme ad altri giovani ospiti del programma.
Inoltre il blog, ascoligmg.blogspot.com riporta quotidianamente i pensieri, le immagini e soprattutto le grandi emozioni che i pellegrini della Diocesi stanno vivendo. E’ una sorta di diario che permette uno scambio fra chi vive in diretta l’avvenimento e chi vi partecipa da casa: tanti infatti i commenti lasciati da chi segue il blog.
Inoltre sul sito www.parrocchiamonticelli.org  è, da poco più di un mese, attiva una web-tv che contiene i filmati di tutti gli avvenimenti che si svolgono nella comunità parrocchiale e a partire da domani saranno visibili anche le immagini girate in Australia.

L'esperienza nelle Filippine
«Arrivati all’aeroporto internazionale di Davao, nelle Filippine, ha preso forma nel sorriso di Suor Leocadia e suor Letizia (Suore SMAC), quello che avevo percepito nei mesi in cui costruivamo il nostro pellegrinaggio: dopo aver attraversato il mondo, i 26 giovani delle diocesi di Ascoli Piceno, Camerino, Fano e Pesaro erano a casa, in famiglia Nel viaggio verso Talomo, la casa sull’Oceano Pacifico che il vescovo aveva preparato per noi, subito ci siamo imbattuti nella povertà di questo popolo che fa del sorriso e dell’accoglienza la sua caratteristica principale. Le parole che uso non sono certamente capaci di dire quello che abbiamo visto perchè legate alla nostra cultura ricca e consumista. Dico casa ma penso alle palafitte sul fiume che attraversa la città, dove il cartone nel migliore delle ipotesi viene sostituito dalle stuoie e dalle foglie di banana e il fumo dei fuochi impregna ogni cosa; dico macchina ma penso a dei piccoli furgoni variopinti e fatiscenti che trasportano non meno 10 persone in condizioni a dir poco pericolose e sbucano fuori da ogni dove, fermandosi all’improvviso nei posti più impensati; dico bambini e finalmente ce ne sono proprio tanti per le vie della città, tanti davanti alle case, tanti che giocano spensierati. Ho un po’ di paura a scrivere così perché credo che questo modo di parlare ci faccia pensare solo ai drammi di questa terra dimenticando il bene prezioso e la bellezza che il popolo filippino rappresenta per l’umanità. Ma come non chiedere perdono, come non cambiare stile di vita quando esistono ancora nel mondo sacche di povertà così grandi in mezzo a un benessere che qui appare come sempre e solo esagerato? Anche i cani e i gatti sono pelle e ossa mentre da noi hanno molto di più di un pugno di riso che qui sfama una famiglia di sei persone e che costa una cifra impossibile per molti cioè 70 pesos, 1 euro al kg.
Davao è una diocesi di un milione e ottocentomila abitanti. Più grande delle Marche, conta novecentomila cristiani cattolici, un arcivescovo, un ausiliare, trecento suore, settanta missionari religiosi e 84 preti diocesani la cui età media è di trentacinque anni. Sono presenti anche 70 parrocchie delle Chiese cristiane della Riforma guidate da trecento pastori. La comunità mussulmana è il dieci per cento della popolazione.
Le condizioni appena descritte mettono come prioritaria una duplice scelta pastorale che subito ci è apparsa evidente nell’opera dell’Arcivescovo Mons. Fernando Capalla e delle Suore Missionarie dell’Amore di Cristo.
Il Vescovo ci ha parlato a lungo della sua grande opera a favore del dialogo ecumenico ed interreligioso. Sono ormai 12 anni che ha fondato la “Bishops Ulama Conference” che vede uniti insieme i capi religiosi cattolici, protestanti e mussulmani. Abbiamo sperimentato la concretezza del cammino quando per una intera giornata, visitati da tutti i rappresentanti religiosi, siamo riusciti a condividere con loro, specialmente con i giovani cristiani e mussulmani, quel miracolo che nasce da un dialogo che racconta la vita. Mons. Capalla ha tenuto a sottolineare il fondamento di questo dialogo: “L’essere umano è sempre tale in ogni parte del mondo, cultura o tradizione religiosa. È il servizio all’uomo che unisce il nostro cammino. L’umanità è una con una origine e un destino comune e per scoprirlo è necessario conoscersi e prima ancora è necessario stare vicini. E questa vicinanza non è fatta di parole ma di fatti”. Eccone uno capitato poco tempo fa. La casa della figlia dell’Imam di Davao era stata bruciata. Il Vescovo ha invitato la famiglia mussulmana ad abitare presso un prete cattolico: in quattrocento anni non era mai successa una cosa del genere: infatti davanti a queste emergenze si erano utilizzate sempre le strutture pubbliche. Quando la famiglia è tornata a casa la notizia ha suscitato molto scalpore e stupore. Il Vescovo ci tiene a dire che: “Da quel giorno anche se i mussulmani non possono abbracciare chi è di un’altra religione noi lo facciamo normalmente quando ci incontriamo, perché siamo una sola famiglia. È nella praticità delle cose che si vede se il nostro dialogo è sincero. È così che si acquista credibilità. Da quel giorno siamo fratelli ”.
Le suore ci hanno fatto conoscere i loro bambini orfani; sorridenti nella loro casa frutto solo della provvidenza. Come tutto qui. Abbiamo vissuto con loro l’Eucaristia, abbiamo cantato con loro e giocato fino a non poterne più. Pregare insieme e giocare supera ogni muro che la lingua e la cultura possono innalzare. Mi ha colpito che Giannandrea, un giovane di Fano quella sera mentre cenavamo, mi ha detto: “Ma se faccio a meno di due pizze con gli amici quanti bambini riesco a sfamare?”.
Sì il mondo cambia quando cambi la tua vita. Questi 26 giovani sono un seme di speranza  per le nostre Chiese locali, per la nostra società italiana. Un seme di dialogo e di attenzione ai poveri. Dobbiamo solo dargli fiducia».