«Lacqua è un bene comune, deve pertanto rimanere pubblica»
razionamento dell’acqua e in alcuni casi addirittura alla chiusura dei serbatoi, prima nelle ore notturne, poi in seguito anche in quelle serali. Per non parlare delle fontane chiuse in modo permanente da un anno e mezzo.
Se da un lato il cittadino, che contribuisce al servizio a suon di tasse e pagamenti è costretto a tirare la cinghia, dall’altro lato si apprende la notizia della settima concessione d’imbottigliamento a scopi commerciali di acqua che altrimenti confluirebbe nell’acquedotto pubblico limitando l’emergenza.
Secondo il libro "Acqua S.P.A. Dall’oro nero all’oro blu" Mondadori 2006", "le attuali sei concessioni di acque minerali e termali in tutta la provincia coprono un’estensione di 233,23 ettari. Esse fruttano all’erario la cospicua somma di 7609,16 euro all’anno. Somma che non copre nemmeno le spese per il personale addetto ai controlli”. E’ più che logico che gli enti in questo modo non hanno nemmeno un buon ritorno economico.
Abbiamo assistito inermi al crollo del ponte idrico di Arquata che ci ha privato dell'acqua per una settimana. Siamo venuti a sapere dai giornali che i 200.000 Euro stanziati per restrutturarlo sono magicamente scomparsi nel nulla provocando, di fatto, il crollo strutturale. Ora basta.
Casapound Italia Ascoli ha deciso di indire una pacifica campagna di sensibilizzazione del cittadino apponendo dei cartelli sulle fontane pubbliche della città poichè la maggior parte di esse sono chiuse. Cittadini e turisti sono costretti vergognosamente a fare la fila sotto il sole mentre i portafogli dei privati si ingrandiscono a dismisura. L’acqua è un bene comune, deve pertanto rimanere pubblica».