Bucciarelli: «L'integrazione è il maggior indice di civiltà che la regione può esprimere»
che la regione può esprimere» . Lo ha detto il presidente del consiglio regionale Raffaele Bucciarelli, aprendo a Pesaro il convegno "Integrazione e inclusione", promosso da Laboratorio Marche, l'osservatorio sull'identità marchigiana istituito dalla presidenza dell'assemblea legislativa regionale. Il convegno è stato un momento di confronto sull'evoluzione della società delle Marche, passata da terra di emigrazione a terra di accoglienza. "Immigrazione come viaggio che impone di lasciare certezze, sicurezze, affetti per trovarsi in un luogo dove tutto è estraneo" è la definizione che ha dato Bucciarelli, un approccio che "può rendere più semplice costruire l'integrazione".
Con un accenno all'attualità (le impronte nei campi rom volute dal Governo) Bucciarelli ha invitato a riflettere sul fatto che "entrare a scuola con il dito sporco di inchiostro è una ferita che non si rimarginerà mai in un bambino e nei suoi compagni". L'immigrazione va vista invece come ricchezza, grazie ai due paesaggi che convivono nello "sguardo critico e creativo dello straniero", quello della terra lasciata e quello della terra di arrivo" ha sostenuto il prof. Renato Novelli, docente del Dipartimento di Scienze sociali della Politecnica. Uno sguardo che potrebbe fungere da "'medicina cosmopolita' per la nostra società".
Le Marche sono tra le regioni più interessanti per le dinamiche dei flussi migratori, come dimostrano i primi dati della ricerca svolta da Gabriele Morettini dell'Univpm, con un'immigrazione diffusa sul territorio e sempre più orientata verso i distretti industriali. I residenti stranieri sono cresciuti dell' 819% tra il 1993 e il 2007, e se è vero che le comunità più numerose sono quelle albanesi e rumene, stanno emergendo presenze peculiari come le comunità macedone (con Macerata seconda provincia italiana in termini di presenza di cittadini macedoni), e pachistana, con il primato di Corridonia: 500 residenti pachistani su 10.000 abitanti. Un compito fondamentale per far sì che la percezione dello straniero non diventi negativa spetta all'informazione, come ha riconosciuto Lella Mazzoli, direttore dell'Istituto di Comunicazione della facoltà di Sociologia dell'Università di Urbino, secondo la quale "raramente vengono trasmessi messaggi positivi di integrazione". Un aspetto evidenziato anche da Gea Ducci (della stessa facoltà), nel suo contributo dedicato ai percorsi di inclusione nella provincia di Pesaro Urbino. A novembre, una nuova tappa di Laboratorio Marche dedicata all'immigrazione si occuperà del riconoscimento sociale delle identità straniere.