/Scandalo rifiuti, si parla anche della discarica di Fermo
Scandalo rifiuti, si parla anche della discarica di Fermo
Rossi: «ASITE e Comune si mossero in quella vicenda animati da una volontà mercantile»
Napoli hanno, tra gli altri provvedimenti, disposto la custodia cautelare per 25 persone, tra cui funzionari del Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti e delle società affidatarie del servizio di smaltimento, ipotizzando reati che vanno dal traffico illecito al falso ideologico alla truffa aggravata a danni dello Stato. Il capitolo dedicato alla discarica fermana si apre con questa frase: “L’attività di smaltimento realizzata presso il sito in esame rileva sotto un duplice profilo: quello del conferimento dei rifiuti falsamente qualificati quale frazione organica sottoposta a trattamento aerobico classificati con CER 190501 per un ammontare di circa 6.000 tonnellate; quello dello smaltimento di un rifiuto speciale in discarica non autorizzata alla ricezione del medesimo”.
Quest’ultimo aspetto fu proprio quello che indusse nel giugno 2007 la Provincia, sulla scorta del rapporto dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE), e dei rilievi dei tecnici provinciali a disporre con specifico atto l’immediata sospensione del conferimento dei rifiuti campani che già da due mesi si stava effettuando nell’impianto di San Biagio all'insaputa di tutti.
Per decine di pagine i magistrati, facendo ampio uso di intercettazioni telefoniche tra gli indagati, spiegano come ci si sia in più circostanze adoperati, anche con “rifiuti falsamente qualificati” (i rifiuti urbani venivano semplicemente triturati prima della spedizione) e con l’utilizzo di certificazioni di analisi piuttosto datate, per aggirare due divieti: innanzitutto quello normativo che impone che in discariche come quella di Fermo (di I categoria) si possano smaltire soltanto “rifiuti solidi urbani e assimilabili”, cioè di provenienza regionale, a meno che non ci sia uno specifico accordo tra Regione e Commissario delegato per l’emergenza che, in questo caso, non c’è stato; in secondo luogo quello imposto dal piano regionale dei rifiuti urbani che impedisce di conferire rifiuti speciali nelle discariche appositamente programmate per il conferimento dei rifiuti urbani provenienti dal bacino di riferimento. Appare anche la disinvoltura con cui gli attori della vicenda si adoperavano per ottenere dal commissariato dell'emergenza attestati di ringraziamento per manipolare l'opinione pubblica, palesemente preoccupata per la vicenda.
«All’indomani dell’emissione del nostro provvedimento – ricordano il presidente della Provincia Massimo Rossi e l’allora assessore provinciale all’ambiente Massimo Marcaccio – il sindaco di Fermo ci accusò di voler screditare “mediante campagna mediatica” ASITE e comune di Fermo. Al di là delle conclusioni a cui perverrà il procedimento giudiziario, e ferma restando la presunzione di innocenza per tutte le persone coinvolte, l’ordinanza dei giudici di Napoli contiene invece elementi di fatto che ci confortano nella giustezza della scelta compiuta a suo tempo. Ribadiamo quanto dichiarato un anno fa, e cioè che ASITE e Comune si mossero in quella vicenda animati unicamente da una volontà mercantile: nell’ordinanza c’è scritto che “i costi applicati (85 euro a tonnellata più IVA) risultavano decisamente superiori a quelli localmente applicati dalla Fermo Asite per analoghe tipologie di rifiuti, pari a 70 euro a tonnellata”. Quando, pochi mesi dopo, si è trattato di rispondere ad una richiesta della regione Marche su sollecitazione del Governo, abbiamo dato la nostra disponibilità a fare la nostra parte come hanno fatto tante altre zone d’Italia, mossi unicamente dalla volontà di essere solidali con la popolazione campana in gravi difficoltà».