Rinaldi, nuovo Prg carente della funzione di Ascoli futura

Rinaldi, nuovo Prg carente della funzione di Ascoli futura

Si parla solo di nuove edificazioni, del reperimento di nuove aree dove consentire lottizzazioni

Non sembra, infatti, che si voglia porre alla base della nuova pianificazione urbanistica il problema della funzione che si propone per la città per farle riacquistare  il ruolo che le compete, specie in una situazione  come quella  che si sta venendo a determinare per la  ormai imminente divisione della provincia .
Come  avviene  di norma  in ogni angolo d'Italia si parla solo di nuove  edificazioni, del reperimento di nuove aree dove consentire lottizzazioni , dell'ipotesi di portare la popolazione della città a 75 mila abitanti( forse incrementando il numero  dei migranti? )
Così  si pensa all'edificazione  nelle frazioni, all'occupazione dell'area di Campolungo , all'utilizzazione dell'area ex Carbon e quant'altro.
Quanto sostenuto dal Prof. Cervellati nel preliminare del Piano Regolatore Generale già presentato  all'epoca della Giunta Allevi e cioè che  il territorio di Ascoli risultava già eccessivamente urbanizzato e che quindi si trattava  di  procedere alla riqualificazione e al restauro urbano ed ambientale, prevedendo prioritariamente  una progressiva riutilizzazione degli edifici già esistenti, con particolare riferimento a quelli del centro storico, a quanto pare non rappresenterebbe  più  la proposta qualificante del tipo di sviluppo della città
In pratica , come avviene normalmente  nel nostro amato paese, si fa dipendere lo sviluppo solo dall'incremento  edificatorio.
E' quello che  è avvenuto a Roma , dove, a quanto sembra, pur in una fase di contrazione del numero di abitanti, è stata prevista l'edificazione di edifici per circa 350 mila abitanti, prevedendo l'occupazione di parti considerevoli dell'agro romano, denso di memorie storiche e di valori ambientali eccezionali..
E' la stessa cosa che avverrebbe ad Ascoli, dimenticando che la nostra città potrebbe  riacquistare il ruolo e la funzione che merita, solo utilizzando e salvaguardando al meglio le sue risorse  culturali e ambientali di pregio che  l'arricchiscono e la distinguono in tutta la fascia del medio adriatico.
In una conferenze dedicata all'argomento la Sezione di Italia Nostra  indicò proprio nell'Opzione Culturale l'unica possibilità che poteva consentire alla città di riacquistare un ambito di influenza più ampio di quello delimitato dalla esigua dimensione amministrativa , ambito di influenza che aveva caratterizzato la città nei tre momenti di  suo più grande splendore : periodo piceno, quando era la capitale della gente picena; periodo romano  e periodo che va dal 1000  al 1500..
Poi  c'è stata una  precisa definizione dei confini , con l' assoggetamento conclamato alla Stato Pontificio; e l'ambito di influenza della città si  è ridotto progressivamente sino alla crisi attuale.
Opzione culturale significa in primo luogo salvaguardia e riqualificazione con accorta intelligenza del tessuto urbano esistente, in particolare del centro storico, avendo peraltro cura di evitare un ulteriore  occupazione delle residuali aree libere della parte pianeggiante della valle del Tronto , non consentendo l'ulteriore edificazione delle aree collinari che circondano la città e che formano un quinta fondamentale del paesaggio urbano di Ascoli.
A questo proposito , ben sapendo che l'eventuale destinazione a verde pubblico di tutte queste arre non potrebbe consentire,  per  l'assoluta mancanza di fondi , la  loro effettiva utilizzazione, si potrebbe  ottenere lo stesso risultato adottando le stesse procedure seguite dalla   civilissima  Ferrara. , che, prima città in Italia, ha vincolato circa 1800 ettari di terreno  con il sistema della cosiddetta “Addizione Verde”. In pratica tutta la vasta area che si estende da Ferrara al Fiume Po  è stata assoggettata ad una serie di vincoli di utilizzazione che ne consentano la salvaguardia  e riqualificazione, privilegiando forme di agricoltura biologica, il rispetto di forme colturali tradizionali e quant'altro,  lasciandone la proprietà e  la gestione ai legittimi proprietari, vincolati al rispetto delle prescrizioni ed indicazioni del piano e in pari tempo avvantaggiati da  una normativa fiscale di favore e dall'erogazione di fondi comunitari..
Il piano prevede  inoltre una fruizione non invasiva dei luoghi da parte del pubblico  e  la gestione diretta e pubblica solo di un'area di circa 80 ettari.
Così Ferrara che si è dato il primo Piano Regolatore della storia con la  cosiddetta Addizione Erculea , con questa iniziativa si è posta ancora una volta all'attenzione ed ammirazione del mondo intero come antesignana della gestione civile ed intelligente del proprio territorio.
E i risultati positivi si vedono .Ferrara diventa progressivamente una  città meta del turismo culturale e di qualità , tanto da essere stata scelta come sede italiana dell'Eremitage di  San Pietroburgo.
Non appare inopportuno accennare brevemente anche alla questione di Camplungo. Questa zona di Ascoli rappresenta indiscutibilmente uno degli angoli più densi di valori storico ambientali  e va salvaguardata  nella sua integrità, anche perché è l'unica  area  contigua alle  Ville storiche della Valle del Tronto, ancora rimasta fortunatamente integra  stente la proprietà pubblica dell'area.
Se si volesse, come sarebbe opportuno ., procedere alla creazione di una rete o percorso delle ville nobiliari, per consentirne almeno una fruizione visiva, partendo da Cupramarittima  sino  a quelle di Mozzano per arrivare ai due Parchi Nazionali, l'area di Campolungo assumerebbe necessariamente la posizione centrale e diventerebbe il punto di riferimento indispensabile di questo patrimonio irripetibile.
La distruzione di questa area  sarebbe , dal punto di vista ambientale  e storico, una vera e propria iattura , che va assolutamente evitata.
L'opzione culturale significa altresì tutela, valorizzazione e fruizione della pregiate risorse culturali del territorio  con la realizzazione del Distretto Culturale Piceno, sulla base delle indicazioni che verranno fornite dallo studio di pre-fattibilità , che sta effettuando la Sezione di Italia Nostra
Rimane naturalmente fondamentale  in questa prospettiva anche la valorizzazione del sistema universitario piceno, che, a nostro parere dovrà evitare di disperdere le scarse risorse nell'attivazione di corsi di laurea  non si sa quanto funzionali allo sviluppo del territorio , approfittando, invece , della presenza della Facoltà di Architettura, per realizzare un vero e proprio Politecnico delle Discipline Architettoniche , che , inserito in un conteso ambientale ed urbano così pregiato come quello piceno, in tempi brevi potrebbe diventare una meta di studenti e studiosi provenienti da tutto il mondo.
Almeno una volta non sarebbe inopportuno pensare in grande  !.
Per finire va riconosciuto che una della cause che ha favorito lo sviluppo della città nei periodi di più grande splendore è stata la presenza delle strade e dei ponti.
E' evidente quindi la necessità di un impegno grande per dotare Ascoli di una infrastruttura fondamentale.
Parliamo della ferrovia dei Due Mari . A questa utopia devono credere almeno gli Ascolani.
Nel piano regolatore si preveda , quindi, questa infrastruttura , indicando  almeno il sistema di attraversamento della città..
Ci sia , poi, un impegno concorde  per chiederne la realizzazione , limitandola in un primo momento sino ai due Parchi Nazionali, indicandola come la Ferrovia dei Due Parchi.
Giunti ad Amatrice  può darsi che anche i meno disposti a comprendere  l'importanza di questa opera potrebbero ricredersi e incominciare  a pensare come i Grandi Romani , che realizzarono la Strada Consolare Salaria.