Il sindaco: «Grave danno che si arreca alla città accostando il nome di Ancona alla mafia»
spray di colore rosso nei pressi del palazzo di giustizia di Ancona. "Sturani+Gubinelli=mafia" è il testo degli slogan tracciati da ignoti sul muro del palazzo antistante il tribunale (qui Sturani è stato scritto, forse per la fretta, senza la 'a') e sulla parete di una palazzina poco distante, in via Matteotti. «Sono scritte che si commentano da sé», ha commentato oggi il procuratore della Repubblica di Ancona Vincenzo Luzi. Il 'nesso' che lega il sostituto procuratore al primo cittadino è un'inchiesta per corruzione avviata dal magistrato a carico di Sturani, in concorso con l'imprenditore anconetano Alberto Rossi, per l'acquisto dell'area ex Ccs da parte di Anconambiente nel 2001 per 5,1 miliardi di vecchie lire. L'ipotesi accusatoria è che il sindaco abbia caldeggiato l'operazione riguardante un'area in odore di svalutazione per il cambio di destinazione a parcheggio, poi effettivamente verificatosi, per favorire il titolare della ditta venditrice. Tutto ciò, secondo l'accusa, sarebbe stato fatto in cambio di 33.500 euro di contributi elettorali nel 2001 e 2006. Il sindaco ha respinto fermamente l'accusa durante un interrogatorio lo scorso marzo. Recentemente la procura ha chiesto una proroga di sei mesi delle indagini.
Il commento di Sturani
Sono «scritte oltraggiose contro di me e contro il pubblico ministero Paolo Gubinelli» quelle tracciate con venice spray rossa nei pressi del Palazzo di Giustizia di Ancona. Lo afferma il sindaco Fabio Sturani, che in una nota parla di «riferimenti inaccettabili nei confronti delle persone, ma soprattutto delle istituzioni che rappresentiamo e di tutta la città».
Il primo cittadino, coinvolto in un'inchiesta condotta dallo stesso Gubinelli, esprime «rammarico per questo gesto incivile» e coglie l'occasione per «ribadire il massimo rispetto per il ruolo della magistratura. Nell'attendere quindi serenamente la conclusione delle indagini - dice - proseguo nell'impegno e nell'azione amministrativa per far crescere la città e per risolvere i numerosi problemi, ai quali la giunta sta lavorando, e per i quali ritengo di dover impegnare ogni mia energia, nell'interesse dei cittadini e della comunità locale. Chi ha compiuto questo gesto inqualificabile - aggiunge - non si rende conto del grave danno che arreca alla città accostando il nome di Ancona alla mafia. Per questo ritengo che sia necessario respingere con forza tali atteggiamenti e punire i responsabili, nel rispetto delle istituzioni e di tutta la comunità che esse rappresentano».