Aldo Moro, a Montemarciano il ricordo delle Marche

Aldo Moro, a Montemarciano il ricordo delle Marche

Nel piccolo comune in provincia di Ancona i coniugi Moro si sposarono nel 1945

Lo ha detto, commossa, la figlia Agnese, che ha partecipato ad una messa e ad una cerimonia a Montemarciano, il piccolo comune in provincia di Ancona dove i genitori si sposarono nel 1945, e che oggi ha conferito la cittadinanza onoraria alla vedova del presidente Dc, Eleonora, originaria di queste parti.  
Assente la madre, novantaduenne, per una frattura al femore e alla spalla, Agnese l'ha sostituita, prendendo la parola nel Teatro Alfieri stracolmo e ringraziando anche per l'inclusione nella commemorazione, voluta dalla Regione Marche, degli uomini della scorta, caduti in via Fani, "i suoi compagni di viaggio, che avrebbero potuto salvarsi la vita scegliendo un altro incarico, ma preferirono rimanere con lui". Del Moro politico, rimane "un insegnamento umano, l'immagine di un uomo dedito al suo Paese, che amava la gente". In una delle lettere scritte durante il sequestro, "lo scrisse lui stesso: 'io non ho altro merito che quello di essere stato amato e di riamare'. E credo - ha detto Agnese con voce incrinata dall'emozione - che oggi questo amore gli ritorni".  
Sempre nelle lettere della prigionia, ci sono ricordi  affettuosi del matrimonio celebrato il 5 aprile di 53 anni fa nel santuario della Madonna dei Lumi, dove si è svolta la messa di suffragio. "Mia madre - ha spiegato Agnese - si definisce 'un contadino marchigiano', simbolo dei valori di operosità, onestà, pulizia a cui si è sempre ispirata". E tra i ricordi particolari, ha citato una cena di Natale organizzata in tempo di guerra da tutto il paese per i militari italiani prigionieri dei tedeschi. "Mi piace questa idea di una comunità che lavora silenziosamente per il bene degli altri - ha fatto notare -. Questo è lo spirito di Montemarciano, che fa anche parte della riserva di forza a cui mia madre dovette fare ricorso durante il sequestro di mio padre". Ad Agnese il sindaco Gerardo Cingolani ha consegnato la pergamena della cittadinanza onoraria e gli atti del matrimonio incorniciati. Il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca ha invece donato due medaglie, una alla famiglia Moro, l'altra all'Associazione dei parenti delle vittime del terrorismo.
"Non esiste una cittadinanza onoraria delle Marche - ha detto Spacca, che fu allievo di Moro all'Università La Sapienza di Roma - ma facciamo volentieri nostra quella che il Comune di Montemarciano ha voluto offrire a Eleonora Chiavarelli, vedova Moro".
Questa - ha aggiunto - "non è una commemorazione, ma un rafforzamento del ricordo di un grande uomo".   E durante la messa, ricordando il martirio di Moro e della sua scorta, il vescovo di Senigallia mons. Giuseppe Orlandoni ha sottolineato il valore della persona, il fatto che "la vita umana è più importante della politica", mentre tutti, "classe politica, comunità nazionale, la Chiesa stessa, debbono collaborare per la costruzione dei valori inderogabili della convivenza civile".   Per il sindaco Cingolani, la cittadinanza onoraria è "un atto dovuto" alla signora Nora, "che rimane una di noi".
I rapporti tra la famiglia Moro e Montemarciano sono rimasti sempre stretti. Tanto che - oltre alle varie autorità, tra cui le sen. Silvana Amati e Marina Magistrelli del Pd e il deputato Carlo Ciccioli (Pdl-An), vari sindaci del comprensorio, il vice sinaco di Ancona Sandro Simonetti e alcuni assessori regionali - a messa e a teatro si sono ritrovati molti conoscenti. Un militante Dc ha portato le foto scattate in occasione delle visite del Aldo Moro, un vecchio allievo di Eleonora è andato a salutare Agnese: "sono l'unico scolaro che ha avuto a Montemarciano, qui passò il fronte, le scuole erano chiuse, e lei, che era amica di mia madre, mi fece fare la prima privata". Tra i tanti, anche l'omaggio di Sandro Cesaroni, sindaco di San Paolo di Jesi, il paese dove è sepolto l'autista di Moro, Domenico Ricci, trucidato con il resto della scorta nell'agguato in via Fani.