Dai vigneti montani nasceranno i vini piceni

Dai vigneti montani nasceranno i vini piceni

L’obiettivo finale è ottenere dai vigneti “adottati” apprezzabili tipologie di “vino di montagna”

del Consiglio provinciale, si è svolto l’incontro “Vini e viticoltura di montagna del Piceno” nell’ambito dell’appuntamento conclusivo del “Progetto Comenius: conservazione della natura” curato dall’Istituto agrario statale “Celso Ulpiani” di Ascoli Piceno che coinvolge scuole partners di Polonia, Portogallo, Slovacchia e Turchia. Nella circostanza l’assessore provinciale all’agricoltura Avelio Marini ha presentato il progetto “Adotta un vigneto”, promosso dalla Provincia in collaborazione con l’ASSAM (Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche) e l’Istituto Tecnico Agrario” di Ascoli.
Si tratta di un’idea inserita nell’ambito di un più ampio intervento sulla viticoltura di montagna che mira ad individuare vigneti ancora capaci di produrre che conservino vitigni autoctoni delle nostre montagne aiutando nel contempo gli agricoltori a mantenerli in vita. Infatti il Piceno, prima di essere anch’esso investito dalla globalizzazione dei mercati (che ha portato ad una variazione e riduzione dei vitigni coltivati privilegiando i vitigni cosiddetti “internazionali”), annoverava una buona presenza di vitigni autoctoni che, nel corso del secolo scorso, sono stati via via sostituiti da Merlot, Cabernets, Pinots. Questo è accaduto non tanto perchè i nostri vitigni producessero poco (al contrario, le produzioni erano buone) ma, piuttosto, perché il prodotto della vinificazione era di scadente qualità in quanto legato a tecniche enologiche che non riuscivano a far emergere le loro particolarità. Eppure questi vitigni hanno nel loro DNA caratteristiche ormai perse nei vitigni moderni come la resistenza a malattie, aromi e colori ormai dimenticati. Da qui l’idea di un recupero avvalendosi delle moderne tecniche e competenze nel frattempo intervenute.
L’obiettivo finale è quindi ottenere dai vigneti “adottati” apprezzabili tipologie di “vino di montagna” quali vino spumante, vino rosso (caratterizzato da struttura e corpo importanti ottenuti con tecniche antiche come il cosiddetto “governo”  e “rigoverno”), bianco autoctono (dal vitigno “Pecorino”), Passito bianco: tutti identificabili con marchi riconoscibili come “Vino dei Monti Sibillini” e “Vino dei Monti della Laga” dando così nuovo impulso all’economia locale con il recupero di una attività produttiva tradizionale scomparsa, trasformata in viticoltura specializzata e non destinata al solo autoconsumo.
Grazie dunque alla collaborazione dell’Istituto Agrario di Ascoli Piceno, è partita la prima fase del progetto ed è stato possibile individuare (e, appunto, “adottare”) due vigneti montani, uno a Pedara di Roccafluvione, l’altro ad Arquata del Tronto.
Il progetto, di più ampio respiro e portata,  prevede una serie di azioni, dalla realizzazione di campi di prova alla mappatura genetica delle varietà ed ecotipi locali, dalla selezione delle varietà ed ecotipi di maggior valore organolettico e commerciale, fino all’ipotesi di realizzazione di una cantina sperimentale a basso consumo di energia. Questa seconda fase del progetto coinvolgerà l’ASSAM per lo studio ampelografico (cioè di identificazione e classificazione delle varietà dei vitigni)e di caratterizzazione e il CERVIM (Centro di ricerca, studi e valorizzazione per la viticoltura di montagna della Valle d’Aosta). 
 “L’iniziativa assume un particolare valore – ha sottolineato l’assessore Marini - in quanto la montagna, con il suo ambiente incontaminato, è in grado di ripagare tanto sacrificio dando uve da cui ottenere prodotti di alta qualità e genuinità che nella nostra memoria tornano, aspri e duri, quasi a sottolineare le caratteristiche delle zone di provenienza ma che, se vinificati con tecniche adeguate, possono esprimere tutte le loro potenzialità. Il recupero di questi aromi e colori – ha aggiunto Marini - ci ha spinto a ricercare nella nostra montagna i vitigni autoctoni ancora coltivati, sostenendo il mantenimento di questo ecosistema viticolo, certi così di contribuire alla salvaguardia di aree fragili e vulnerabili e di dare un impulso positivo all’economia locale”.