Oggi il giudice ha riconosciuto l'assenza di colpe mediche in capo agli imputati
gravi nei confronti di una pesarese di 62 anni, moglie di un medico. Nel giugno 2004, in seguito alle complicazioni seguite alla rimozione di un polipo al colon, la paziente venne dichiarata invalida al 100% dalla Zona Asur di Pesaro. Oggi però il giudice ha riconosciuto l'assenza di colpe mediche in capo agli imputati: il gastroenterologo Giampiero Macarri e i chirurghi Lorenzo Maniscalco, Paolo Crognaletti e Cristina Marmorale.
Il pm Valeria Sottosanti aveva chiesto la condanna degli imputati (cinque mesi di reclusione per i primi tre e sei per la Marmorale) sostenendo che, a vario titolo, avevano contribuito a causare il danno subito dalla paziente, poi sottoposta a più operazioni chirurgiche. Il Tribunale ha invece accolto le tesi difensive degli avv. Alessandro Scaloni e Paolo Pauri, i quali hanno sostenuto la correttezza dell'operato dei medici.
A Macarri veniva contestato di non aver tempestivamente diagnosticato un'emorragia durante il primo tentativo di macrobiopsia in endoscopia; a Maniscalco di non aver applicato un drenaggio alla paziente dopo l'asportazione del polipo. Drenaggio al quale fece seguito un ascesso, derivato da una fistola apertasi nel colon. Marmorale e Crognaletti invece, sempre secondo l'accusa, non avevano adeguatamente seguito la paziente dopo l'endoscopia e l'intervento chirurgico d'urgenza.
Tutte accuse che le difese hanno respinto nella scorsa udienza. Macarri, hanno detto, individuò e bloccò la prima emorragia, chiedendo subito l'intervento di chirurgo e anestesista; Maniscalco valutò che il drenaggio non era necessario; Marmorale e Crognaletti seguirono con cura l'evoluzione delle condizioni della paziente, disponendo esami e terapie possibili.
Dopo l'asportazione del polipo la donna accusò dolori e febbre, e il 29 giugno 2004 venne sottoposta a una Tac che individuò una fistola, all'origine di un ascesso nello scavo pelvico. I medici di Torrette volevano intervenire con un drenaggio percutaneo, ed eventualmente avrebbero provveduto ad un intervento chirurgico. La famiglia, invece, decise di far trasferire la donna a Pesaro, dove fu sottoposta adun intervento per la rimozione di parte dell'intestino. La donna e il marito, costituitisi parte civile, hanno chiesto un risarcimento danni di 368 mila euro.