Fra il 1999 e il 2001 fu protagonista delle cronache per foto e video hard con alcune studentesse
che fra il 1999 e il 2001 fu protagonista delle cronache nazionali per le foto e video hard girati con alcune studentesse nel suo studio in ateneo. "Per amore" sostenne lui; per poter superare l'esame dissero alcune ragazze.
Stavolta, Capizzano era imputato davanti al Tribunale di Camerino per il reato di concussione, per aver intascato, nel 1997, somme di denaro dai genitori di tre studenti. Il docente, all'epoca candidato alle elezioni europee con la lista dell'Asinello, si è sempre difeso argomentando che i soldi erano contributi elettorali "versati spontaneamente dalle famiglie", a sostegno della sua campagna elettorale. Il pm Cristina Polenzani aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del docente, convinta che il ruolo accademico di Capizzano potesse costituire "un forte condizionamento psicologico nei confronti dei genitori dei suoi allievi".
Il pubblico ministero ha sollecitato la condanna del docente a tre e anni e tre mesi di reclusione, ma il collegio di difesa, gli avv. Giovanni Galeota e Tiziano Luzi, ha eccepito che la concussione si materializza solo se il pubblico ufficiale, in questo caso il professore, ricorre a minacce o violenza, o induce la vittima a fare qualcosa che non vorrebbe fare. Undici anni fa al contrario, tutto sarebbe avvenuto nella massima chiarezza, e gli stessi familiari dei ragazzi hanno testimoniato che il prof. li aveva contattati come candidato alle elezioni, senza mai far riferimento alla sua veste di insegnante.
Il Tribunale ha accolto la tesi della difesa, ed ha assolto l'imputato perché il fatto non sussiste. Un nuovo punto a favore per Capizzano, che ha già totalizzato due assoluzioni per le accuse di abusi e molestie nei confronti delle studentesse, e per il reato di peculato, contestatogli su denuncia dell'Università per aver utilizzato i locali dell'ateneo per gli incontri a luci rosse.
Dopo lo scandalo dei video hard (anche la telecamera era di proprietà dell'Unicam), Capizzano fu licenziato, divenne ospite fisso di talk show e settimanali, e l'università fu costretta a lanciare una campagna pubblicitaria nazionale (all'insegna dello slogan "via le mele marce"), nel tentativo di riconquistare immagine e autorevolezza.