L'albanese ucciso e bruciato ad Acquaviva voleva gestire le prostitute

L'albanese ucciso e bruciato ad Acquaviva voleva gestire le prostitute

Per la sua morte sono finiti in carcere tre connazionali, accusati di omicidio volontario in concorso

Cercava di inserirsi nella gestione del traffico di prostitute lungo la Bonifica del Tronto, la strada che divide le province di Ascoli e Teramo. E' questo, molto probabilmente, il movente dell'omicidio di Patrit Keci, l'albanese di 30 anni ucciso in contrada Fontepezzana di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno) lo scorso gennaio.
Per la sua morte sono finiti in carcere tre connazionali, accusati di omicidio volontario in concorso. Si tratta dei fratelli Ervis e Ardin Cela, rispettivamente di 24 e 30 anni, e di Hiseni Fatos, 26 anni.
I dettagli di quella che viene ritenuta dall'Arma dei carabinieri una delle più brillanti operazioni compiute nelle Marche, sono stati illustrati oggi, in una conferenza stampa, dal comandante provinciale Sante De Pasquale, dai capitani Pagliara e D'Ortona di Ascoli, Vaccarini di San Benedetto del Tronto e Agostini del Ros di Ancona.
I tre arrestati, tutti facenti parte della malavita albanese, da circa tre anni gravitavano a San Benedetto del Tronto, dove gestivano una decina di prostitute che operavano lungo la Bonifica. Keci sarebbe stato punito per aver tentato di sostituirsi a loro nel 'controllo' di almeno una delle ragazze.
Secondo i carabinieri la sua esecuzione - avvenuta attraverso un violento pestaggio, sei colpi di pistola alla testa e la parziale carbonizzazione del cadavere - doveva essere anche un messaggio a altri malviventi della zona.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Carmine Pirozzoli, partirono dalla denuncia della scomparsa di Keci il 19 gennaio e dalla parziale descrizione delle persone a bordo dell'auto sulla quale un connazionale lo vide salire.
Il 25 gennaio venne ritrovato il cadavere, e dopo i primi accertamenti (esame dei tabulati telefonici, perquisizioni, audizione testi) fu emessa una prima ordinanza di custodia a carico di Ervis Cela e di Hiceni Fatos. Pensando che si trovassero all'estero, in Spagna, nei confronti dei due il pm Pirozzoli emise un mandato di arresto europeo, il primo nelle Marche dall'entrata in vigore della legge. Ervis Cela si consegnò ai carabinieri di San Benedetto del Tronto il 30 gennaio, l'altro venne arrestato l'8 febbraio in Spagna, ad Aldea, e successivamente estradato. Nel frattempo era stato arrestato, il 4 febbraio, Ardian Cela, mentre saliva su un treno che da Pisa lo avrebbe portato in Svizzera. Ardian e Fatos, nella loro fuga, hanno goduto di appoggi di parenti e amici.
I carabinieri di Ascoli hanno allertato la polizia albanese ritenendo reale il pericolo che l'omicidio di Acquaviva inneschi una faida. "Per noi è stata un'indagine di scuola - ha commentato oggi il capitano del Ros Sergio Agostini - che ha impegnato uomini e mezzi a livello internazionale con risultati ottenuti in brevissimo tempo grazie a un eccezionale coordinamento".