Il primo ha minacciato di gettarsi da una gru alta 65 metri se il Comune non gli assegnerà un alloggio popolare; il secondo si era barricato con la figlia nel bar da cui aveva appena ricevuto lo sfratto esecutivo, minacciando di darsi fuoco insieme al locale. A risolvere la doppia crisi, armato di notevole pazienza e capacità di trattativa, è stato in entrambi i casi il dirigente della Squadra mobile pesarese Andrea Massimo Zeloni. Ha convinto Mariano Guerriero, 56 anni, ex tornitore in pensione, a scendere dalla gru, e Michele De Luca, 55, come il primo di origine campana, a consegnare accendino e tanica con l'alcol, e a seguirlo in Questura. Familiari, agenti di polizia, operatori sanitari del 118, vigili del fuoco e vigili urbani hanno collaborato in tutti e due i casi a scongiurare il peggio. Il primo allarme è scattato alle 7 del mattino, quando gli operai del cantiere edile Mulazzani di via Fermo, arrivando al lavoro, hanno visto un uomo sporgersi dalla piattaforma della gru. Guerriero, una moglie e tre figli (di cui due ancora studenti), si era arrampicato fin lì prima dell'alba, armato solo del suo telefono cellulare. «Prendo 1.100 euro di pensione, ne pago 700 di affitto e non ce la faccio più ad andare avanti» aveva gridato ai soccorritori, con la moglie Carmela, sotto la gru, a confermare tutto. «Siamo 165/i nella graduatoria per gli alloggi Erp, e una casa popolare penso non l'avremo mai». «Abbiamo parlato a lungo con lui, insieme ad uno psichiatra - ha raccontato poi Zeloni - e piano piano l'abbiamo convinto a scendere. Anche se ad un certo punto, quando ha gettato via il cellulare, abbiamo temuto il peggio» Seguito già dai sanitari del Dipartimento di salute mentale, Guerriero è stato portato in ambulanza in ospedale, per accertamenti.
Neanche il tempo di tornare in ufficio, che Zeloni ha ricevuto una seconda segnalazione da 'codice rosso'. In via Marsala, pieno centro città, all'interno di una palazzina di uffici e negozi, Michele De Luca si era appena chiuso a chiave nel bar 'B. Eyes', dopo aver visto arrivare con il decreto di sfratto in mano l'ufficiale giudiziario. A ottobre, De Luca e il figlio erano finiti in manette con l'accusa di spacciare cocaina al bancone, a 90 euro a dose, e il caffé era stato messo sotto sequestro. Da settembre (e nonostante il dissequestro di un mese fa) la proprietà, uno studio legale, non incassava più l'affitto, e aveva dato sfratto. «Ho pagato il mio debito con la giustizia, pagherò anche l'affitto» gridava De Luca cospargendo il bancone di alcol, sotto gli occhi spaventati della figlia. Cinquanta minuti di paura, con gli uffici tutt'intorno fatti evacuare per precauzione, e alla fine anche lui ha desistito. «E' stata dura - ha commentato Zeloni -, perché il rischio di incendio era reale, ma alla fine ce l'abbiamo fatta». Sulla posizione del campano sarà il magistrato a decidere.
Uomo minaccia di darsi fuoco nel bar con la figlia
E' durata poco meno di un'ora la protesta di Michele De Luca, l'uomo di 55 anni, originario di Pompei, arrestato per spaccio insieme al figlio nell'ottobre scorso, e che oggi, verso le 11, si era barricato con la figlia nel bar 'B. Eyes' di via Marsala a Pesaro, poco dopo che l'ufficiale giudiziario gli aveva notificato lo sfratto esecutivo dal locale. De Luca era finito in manette (poi scarcerato), perché secondo i carabinieri nel suo bar si spacciava cocaina. Il caffé era stato posto sotto sequestro e dissequestrato un mese fa. Non avendo più incassato l'affitto, la proprietà aveva avviato le pratiche di sfratto: stamattina, alla vista dell'ufficiale giudiziario, armato di una tanica di alcol e di un accendino De Luca si era chiuso dentro minacciando di dar fuoco a tutto, fino a cospargere di liquido infiammabile il bancone. Il dirigente della Squadra Mobile Andrea Massimo Zeloni lo ha pian piano convinto a desistere, e, dopo una trattativa durata circa 50 minuti, alla quale hanno collaborato anche due avvocati e lo stesso ufficiale giudiziario, De Luca è uscito all'esterno insieme alla figlia, stanca e spaventata, e si è fatto accompagnare in Questura, dove ora viene interrogato. A decidere della sua posizione sarà il pm Massimo Di Patria. Per precauzione, abitazioni e uffici contigui al bar erano stati evacuati, con i vigili del fuoco pronti a intervenire in caso di necessità. La strada era stata interdetta al traffico, e i giornalisti tenuti lontani da un cordone di polizia. Ad emergenza conclusa, la polizia scientifica ha condotto una serie di accertamenti e poi la serratura del bar è stata cambiata. Il 12 ottobre scorso, Michele De Luca e il figlio Alessandro, 27 anni, erano stati arrestati con l'accusa di confezionare e vendere dosi cocaina ai frequentatori del locale, al prezzo di 90 euro a dose. Grazie al fiuto di un cane antidroga, i militari avevano recuperato 25 grammi di droga e 700 euro in contanti.
Minaccia di gettarsi da una gru di 65 metri
Pesaro - Alle 10 circa Mariano Guerriero, l'uomo di 56 anni, affetto da problemi psichiatrici, che prima dell'alba era salito su una gru di 65 metri nel cantiere Mulazzani di via Fermo a Pesaro, rivendicando l'assegnazione di un alloggio popolare, ha rimesso piede a terra.
A convincerlo a scendere sono stati il dirigente della Squadra mobile pesarese Andrea Massimo Zeloni, un medico psichiatra, e la moglie Carmela Mosca, accorsa sul posto. Giubbotto, tuta e cappellino in testa, Guerriero è apparso molto confuso e provato. Ha parlato brevemente con il medico, con Zeloni, ma poi è stato fatto subito salire a bordo dell'automedica e accompagnato in ospedale per accertamenti. Verrà interrogato più tardi, quando i medici lo riterranno opportuno.
Guerriero, ex tornitore meccanico, da tre anni in pensione con un assegno di invalidità civile, era già seguito dal Dipartimento di salute mentale, anche perché le sue condizioni psichiche sono peggiorate dopo il pensionamento. Con la famiglia è emigrato da Napoli a Pesaro una ventina di anni fa. «Ci siamo trovati sempre bene qui - ha detto la moglie - la città è accogliente, ma con la pensione di mio marito non riusciamo più ad andare avanti. Lui prende 1.100 euro al mese, e solo di affitto paghiamo 700 euro. Abbiamo chiesto una casa popolare, ma siamo al 165/o posto in graduatoria, e forse non l'avremo mai». Dei tre figli della coppia, solo il maggiore, che ha 20 anni, ha un lavoro, mentre gli altri, un ragazzo di 17 e una ragazzina di 12 anni, studiano ancora.
I servizi sociali del Comune conoscevano già la situazione dei Guerriero, e anche stamani un paio di addetti si sono recati nel cantiere di via Fermo per seguire la situazione. Oltre alla polizia, ha fatto un breve sopralluogo anche il procuratore della Repubblica Massimo Di Patria.