Il pm Rosario Lioniello ipotizza l'accusa di violenza sessuale di gruppo
sostenne di essere rimasta incinta e decise di interrompere la gravidanza. Oltre ai tre indagati, arrestati sulla base delle dichiarazioni della vittima dello stupro, l'avviso di chisura delle indagini ha raggiunto un quarto sospetto, un uomo fermato per spaccio di droga sette mesi dopo. Per tutti - Sherif Foued, 26 anni, Hamadi Hedfi, 30 anni, tunisini, e Anis Mimoude, 24, marocchino, e Ben Mohammed Jamel, l'algerino arrestato in un secondo momento - il pm Rosario Lioniello ipotizza l'accusa di violenza sessuale di gruppo. A Hedfi e Jamel (padre del feto, stando al test del Dna) viene contestata anche la cessione di eroina. Tutti gli indagati, difesi dagli avvocati Davide Toccaceli e Pietro De Gaetani, si dicono però estranei agli addebiti. In particolare Jamel, accusato dalla ragazza soltanto di averla minacciata dopo il fatto, sostiene di aver avuto con la vittima una relazione sentimentale. Ma ad avvalorare il racconto della ventisettenne - assistita dall'avv. Marco Pacchiarotti - vi sarebbe la testimonianza di una persona residente in un palazzo vicino a quello della donna, nel quale si sarebbe consumato lo stupro. In quel periodo, il testimone, che non ha però saputo indicare il giorno preciso, avrebbe visto dalla finestra quattro maghrebini girare sotto casa della falconarese. Per i quattro indagati, dunque, la procura si appresta dunque a chiedere il rinvio a giudizio, anche se potranno sollecitare un nuovo interrogatorio per tentare di convincere il pm di essere innocenti. Quasi sicuramente lo farà Jamel.