Gli avvocati hanno sostenuto che la coltivazione fosse per uso domestico
E. C., 23 anni, di Ascoli Piceno, all'interno di una cabina dell'Enel a Campolungo. E' il risultato della perizia tossicologica svolta dal professor Rino Froldi che, in pratica, ha portato al proscioglimento dell'indagato. Il gup di Ascoli Piceno, accogliendo le tesi difensive e la richiesta del pm Ettore Picardi, ha infatti riconosciuto che la droga era stata coltivata per uso personale. La vicenda risale al giugno scorso, quando i carabinieri di Ascoli individuarono e denunciarono il ventitreenne, incensurato, dopo aver scoperto che da sei mesi si prendeva cura di una piantagione di marijuana nella cabina di trasformazione Enel da 20 mila volt, nella zona industriale. Il giovane aveva sfruttato la corrente del generatore per impiantare la serra, dotata di lampade alogene, trasformatori, prodotti per l'agricoltura e deumidificatori. Uno sbalzo termico però aveva causato un guasto e il ragazzo aveva rischiato di morire fulminato. Fortunatamente per lui, era scattato il salvavita. Furono i tecnici dell'Enel, intervenuti per la riparazione, a scoprire la coltivazione e ad avvisare i carabinieri. I difensori di E. C. - gli avvocati Vincenzo Brengola e Eugenio Ramovini - hanno sostenuto con successo che la sua non era una coltivazione tecnico-agraria bensì di tipo domestico. Ma sull'assoluzione hanno pesato il fatto che l'indagato fosse incensurato e che non siano stati sequestrati né materiale per il confezionamento della droga né denaro provento di spaccio.