Premesso che l'intervento in oggetto rende finalmente fruibile un ampio tratto del fiume Castellano, con un percorso che in futuro si potrà collegare con altri tratti del fiume fino alla confluenza con il fiume Tronto, per formare un grande parco fluviale che si estenderà da Rosara fino al Marino, e da qui potrà ricollegarsi con la futura pista cilabile lungo il Tronto fino alla Riserva della Sentina. Una volta raggiunta la Sentina, sarà possibile per il ciclo-turista collegarsi ad un sistema di piste ciclabili abruzzesi e marchigiane lungo più di 50 chilometri, da Civitanova a Giulianova.
Premesso che rendere accessibile la sponda del fiume a tutti i cittadini di Ascoli, compresi i disabili, è anch'esso un elemento estremamente positivo, riteniamo che l'intervento promosso dalla Provincia abbia sì tenuto conto dei criteri per una corretta sistemazione idraulica, ma non abbia tenuto conto delle nuove tecniche di ingegneria nauiralistica che avrebbero permesso di mitigare di molto l'impatto dell'intervento di realizzazione della pista ciclabile. Diversi sono i punti che sono stati sottolineati nelle riunioni che si sono svolte sull'argomento, e tra questi i più importanti a nostro avviso sono:
1) L'ambiente su cui si è andati a intervenire è un ambiente delicatissimo e di grande pregio naturalistico. Per questo era necessario realizzare interventi che tenessero conto di questa peculiarità dei luoghi, tagliando solo le piante che era assolutamente necessario tagliare.
2) Molti hanno sottolineato l'eccessivo dislivello che si viene a creare all'altezza del Ponte di Porta Cartara. C'era bisogno di salire così tanto (20 m), con un dislivello che non è superiore ai 6 metri da un capo all'altro della pista già realizzata, cioè tra Porta Torricella e Porta Cartara?
3) I ponti di attraversamento del fiume devono essere realizzati in legno e non in cemento con travi di ferro a T che, dal punto di vista estetico, non sono certo un bel vedere!
4) La fila di gabbioni già realizzata impedisce la visuale del fiume dal parcheggio di Porta Cartara, rovinando completamente la visuale. E' necessario dunque quantomeno abbassare i gabbioni per ripristinare la visuale.
5) Il consolidamento del costone del fiume, soprattutto nella parte compresa all'interno del Centro Storico, onde evitare il pericolo di frane, con reti o quant'altro.
Certo, ormai una parte della pista è stata realizzata seguendo esclusivamente i criteri della tradizionale messa in sicurezza idraulica, come se si trattasse di una strada lungo il fiume e non di una semplice pista ciclopedonale, e bisogna cercare di rimediare e di mitigare l'impatto di questo intervento, anche per quanto riguarda i lotti ancora da realizzare.
Riteniamo che da ora in poi la Provincia, il Progettista e il Direttore ai Lavori, dovranno vigilare più attentamente sullo svolgimento dei lavori per evitare il taglio indiscriminato delle piante ed ulteriori sbancamenti di terreno.
Certo, quando abbiamo visionato il progetto la prima volta, non potevamo immaginare che per la realizzazione di una pista ciclabile lungo il fiume si dovesse intervenire in modo così forte senza prendere in considerazione interventi di ingegneria naturalistica. E' infatti opinione largamente diffusa tra gli ingegneri che la tutela della naturalità dei corsi d' acqua sia un obiettivo auspicabile in sè, ma spesso purtroppo in conflitto con la messa in sicurezza.
Quando si interviene sul fiume è prioritario invece considerare l' importanza della naturalizzazione, intesa come difesa territoriale del suolo che riacquista caratteristiche tali da porre un freno naturale agli eventi dannosi.
Rinaturalizzare vuol dire ridare spazio al corso d'acqua e ristabilire i processi naturali che lo caratterizzano, ripristinare l'equilibrio geomorfologico e il rapporto armonico con la sponda del fiume.