Col PD, quattro argomenti per parlare all'Italia

Col PD, quattro argomenti per parlare all'Italia

Ambiente, lavoro, scuole, Città dei bambini sono priorità concrete

politica del PD che ha impresso il segretario ci propongono il tema di come fornire un sostegno esplicito ma anche mirato al partito. C'è una vasta parte di elettorato di Sinistra che vuole schierarsi, che sente il rischio della Destra e soprattutto il disorientamento del Paese. A questa parte vogliamo che il PD parli, non come ad una nicchia, sia pure di rilevanti dimensioni, ma parlando con i temi e le parole giuste a tutta l'Italia. Confermiamo la nostra collocazione ed il nostro ruolo, quello di uomini e donne che si impegnano liberamente, evitando di ripercorrere strade consuete, la formazione di una corrente, una attività tutta interna alla dialettica del partito e delle sedi politiche istituzionali. Vogliamo "dare una mano", agire direttamente nella società civile con una proposta che contribuisca a mantenere vive e attive, utili, le culture della sinistra nella nuova e complessa realtà dell'Italia. Un impegno il nostro, che sentiamo di molti, politico e culturale, peculiare e originale, se vi si tiene fede. Gli assi della nostra proposta hanno già fatto i conti, nelle riunioni e nelle iniziative pubbliche che abbiamo promosso in molte città, con il progressivo dissolversi dell'Unione e del patto di governo comune che coinvolgeva tutte le forze della Sinistra. Un fatto di seria gravità, che non va archiviato con leggerezza. La nostra scommessa è stata, all'origine, quella di lavorare per rinsaldare il Governo Prodi e l'Unione. Questa è stata una motivazione forte quando raccogliemmo, con intensità, l'appello a dare vita al Partito Democratico, nella stagione che preparò i congressi dei Ds e della Margherita e poi l'appuntamento straordinario con i cittadini, il 14 Ottobre. Ma i motivi dell'impegno non sono scomparsi nella nuova situazione politica. Abbiamo a ragion veduta, deciso di essere della partita anche oggi, nel nuovo Pd che ha deciso di "correre da solo", di puntare, anche a costo di una rottura seria con la Sinistra radicale, a fare emergere una proposta riformatrice più centrale, che mira a parlare ad un elettorato più vasto e forse mai raggiunto. Non è facile. E' utile, però, probabilmente è necessario. Ribadiamo la nostra vocazione originaria, innanzitutto unitaria, il nostro metodo di lavoro, per studi e campagne che puntano ad unire la cultura democratica e non a scinderla. Un metodo che non favorisce la visibilità, profondamente eretico in un sistema politico-mediatico che annulla ogni possibilità di approfondimento e privilegia la semplificazione della polemica senza contenuto. Anche in questo momento politico, nella campagna elettorale per il voto del 13 Aprile metteremo, con questo metodo, in movimento il nostro patrimonio di idee e di capacità di iniziativa. Crediamo in una proposta di governo che non ripeta una coalizione contro ma si basi sul "PER", che garantisca governabilità e che si qualifichi su temi radicali e popolari. Sappiamo, nel contempo, che termina un'era liberista che ha puntato tutto, anche a sinistra, sul protagonismo individuale.
La necessità di un cambio di fase è avvertita e proposta anche da parti importanti del mondo produttivo, a livello internazionale e nel nostro paese.
Per questo si fa strada la discussione su come garantire l'umanizzazione della globalizzazione, per impedire che populismo e protezionismo arrestino le possibilità di una nuova crescita.Non a caso la proposta di Walter Veltroni riprende con grande forza i temi della coesione sociale, dello sforzo concorde per la ripresa della crescita.
Vogliamo fare la nostra parte. Quattro sono i temi, esemplari, sui quali faremo iniziativa.
Prima di tutto, la scelta ambientale. Condividiamo il rifiuto di un ambientalismo del "NO", di un comitatismo generico ed egoista. Ma il tema vero è quello, incomparabilmente più vasto, della salvezza della Terra e dell'Umanità che la abita. La partita è drammaticamente aperta eppure ancora non si vedono Capi di Stato di un valore tale da farsene interpreti. La nostra speranza maggiore è quella dell'Europa. L'Europa della democrazia e del mercato sociale può essere il soggetto di un nuovo ordine mondiale ambientale sostenibile: l’economia verde, di cui parla Ban Ki-Moon.
A Bali i grandi della terra non hanno potuto far finta di niente. Ma non basta. L’Italia deve essere un paese che s’impegna per accelerare i tempi previsti per la fine del protocollo di Kyoto. Il tempo che abbiamo può non essere sufficiente, come ha ammonito Al Gore.
Il tema è gigantesco ma non eludibile. Non rinviabile neppure per un giorno e non isolabile nei movimenti antagonisti.
Legato e non avversario di una nuova economia è tema è del lavoro, non solo dei "salari" e nemmeno solo dell’occupazione, ma del lavoro degno, del "decent work". Per un lavoro sicuro e più socialmente riconosciuto, vogliamo dare il nostro contributo perché il ruolo del lavoro e dei lavoratori nella società siano di nuovo protagonisti del confronto politico.
Alle liberalizzazioni ed alla lotta contro i corporativismi va allora aggiunta una politica seria e credibile per lo sviluppo, per la sicurezza del lavoro e per la valorizzazione del momento produttivo. La proposta al nono punto del programma di Walter Veltroni per un‘agenzia unica nazionale per la sicurezza sul lavoro è sicuramente un punto fermo e proponiamo una iniziativa che chieda e accompagni nella società i decreti attuativi delle leggi già approvate sulla sicurezza sul lavoro che devono essere licenziati in questi pochi giorni che precedono la tornata elettorale.Base e futuro di una società vivibile e animata da un lavoro consapevole sono la scuola e il sapere.
Non bastano, qui, riforme centralizzate nelle quali non crede più nessuno, ma non si può accettare l'idea di una concorrenza fra gli istituti come unica molla del cambiamento. Al contrario si ripropone un dovere pubblico, per le istituzioni ma anche per le imprese, per la società civile, di un investimento di risorse umane e finanziarie verso la scuola. Non c'è cittadinanza senza una formazione ed una educazione, che perdurino per tutto l'arco della vita. Non c’è cittadinanza se la scuola si divide in segmenti frequentati secondo scelte e opportunità di censo. Una scuola che si impoverisce divide e non unisce, non favorisce la rinascita dell'Italia ma ne segnala il declino. L’Italia è matura per un programma dei democratici che avanzi l’obiettivo di far raggiungere a tutti un titolo scolastico e/o formativo alla maggiore età.
Il successo di tutti, la lotta alla dispersione e al contempo il riconoscimento dei talenti e delle vocazioni, una scuola capace di seguire la varietà delle persone, rappresentano una sfida che una scuola rinnovata può e deve vincere.
Per farla vivere occorre che i docenti abbiano a disposizione un riconoscimento professionale e un deciso avanzamento delle condizioni di vita, una formazione efficiente e continua.
Ambiente, lavoro, scuole, Città dei bambini, sono temi che la proposta di governo del PD può, non solo deve, coniugare parlando a settori vastissimi della pubblica opinione. Sono priorità concrete ed hanno un grande valore politico, sono il terreno di sfida per il rinnovamento delle culture della Democrazia.
Sono anche terreno comune a chi vuol bene al nostro paese e unisce critica, preoccupazione all’ottimismo dell’impegno.
Sono temi che aiutano a mantenere legami nella società , che uniscono.
Per questo li vogliamo praticare e li proponiamo al Partito Democratico.
Si guarda all'interesse generale, non si divide affrontando con radicalità e determinazione queste tematiche.
Per questo le abbiamo scelte , privilegiandole rispetto ad altri punti fondamentali, sui quali però l’unità è più lontana, la condivisione più sfumata.
Vogliamo disegnare su di esse il nostro profilo. E su loro insistere la nostra rinnovata iniziativa per il voto e anche dopo.
Un'idea per la città dei bambini
In Italia, da qualche tempo, si moltiplicano i dibattiti e gli studi sul tema della partecipazione dei soggetti sociali alla progettazione e alla pianificazione urbanistica.
L’elemento che caratterizza la ripresa delle metodologie partecipative è quello di non seguire uno schema rigido preordinato o omogeneo, ma di realizzarsi adattandosi alle variegate realtà locali e conformandosi alle particolari esigenze dei soggetti in azione.
Ripensare la città, volerla in un modo diverso, adatta a tutti sino ai bambini, è necessità urgente.
Un futuro del quale i bambini siano simbolo, sfida e garanzia.
Nessuno può rappresentare i bambini senza preoccuparsi di consultarli, di coinvolgerli, di ascoltarli.
Far parlare i bambini non significa chiedere loro di risolvere i problemi creati da noi; significa invece imparare ad ascoltarli, a capirli, a tenere conto delle loro idee e delle loro proposte.
Attraverso questo breve intervento vogliamo far conoscere l’idea progettuale che vuole trasformare molte zone verde degradate ed abbandonate, in un parco ricreativo destinato soprattutto ai bambini e i ragazzi. L’intervento di riqualificazione delle aree, dovrà essere possibile grazie ai laboratori svolti con gli alunni delle scuole e si propone di creare un parco ricreativo dove i bambini possono:  

*        incontrarsi;

*        relazionarsi e comunicare;

*        sperimentare;

*        immaginare;

*        pensare;

*        sviluppare e consolidare il proprio rapporto con la natura,

in una parola CRESCERE. Il tutto, in piena SICUREZZA rispetto alla propria incolumità.
Per la scelta, si pensa ad un luogo che fosse nel cuore della città, o nella periferia facilmente raggiungibile da tutti, da sempre parco urbano e non distante dagli altri spazi per il tempo libero già esistenti».