Omicidio Cipolloni, rito abbreviato per D'Intino

Omicidio Cipolloni, rito abbreviato per D'Intino

Nei mesi scorsi l'uomo ammise di aver sparato tre colpi con il fucile del padre

la sera del 10 febbraio del 2007 a Porto d'Ascoli. Il giudice delle udienze preliminari di Ascoli Alessandra Panichi ha accolto infatti oggi la richiesta presentata dall'avv. Alessandro Angelozzi, che l'aveva condizionata ad una perizia balistica il cui incarico verrà affidato ai carabinieri del Ris nel prosieguo dell'udienza, il 18 febbraio. D'Intino stamani era presente in Tribunale, avendo da tempo ottenuto gli arresti domiciliari con il permesso di recarsi al lavoro. Nei mesi scorsi l'uomo ammise di aver sparato tre colpi con il fucile che il padre deteneva regolarmente contro l'abitazione dello zio, in via Chienti a Porto d'Ascoli, ma solo per spaventarlo, non per ucciderlo. Accusato dal pm Ettore Picardi di omicidio volontario premeditato e porto abusivo d'arma, D'Intino sostenne di aver esploso un primo colpo verso l'abitazione del congiunto perché poco prima lo zio aveva fatto una telefonata minacciosa a sua nonna, alla quale da tempo chiedeva soldi, tanto che l'anziana aveva lasciato l'abitazione per trasferirsi in quella del nipote. Subito dopo, l'imputato si sarebbe allontanato a bordo della sua auto; giunto lungo la statale Adriatica però avrebbe deciso di tornare indietro, perché dubitava che lo zio fosse in casa e per assicurarsi che il 'messaggio' arrivasse chiaramente a destinazione. L'imputato sparò dunque di nuovo due colpi in rapida successione, ma - così disse agli investigatori - senza rendersi conto che lo zio stazionava dietro la finestra, nascosto da una tenda.  La perizia balistica sollecitata dalla difesa punta a far cadere l'aggravante della premeditazione.