Una lezione di Costantino Di Sante su Internamento e deportazione dalle Marche
sia dai media, che danno sempre più risalto a testimonianze e documenti. Il sindaco ha annunciato future iniziative per gli studenti, come la visita alla Risiera di San Sabba a Trieste, o al campo di concentramento di Mauthausen, che si trova a circa 40 km dalla città austriaca di Steyr, gemellata con San Benedetto.
Gli studenti hanno riempito l’auditorium, dove era appunto programmata l’iniziativa organizzata dal Comune, proprio in collaborazione con le scuole cittadine e con l’“Istituto provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione delle Marche e dell’età contemporanea” di Ascoli Piceno. Presenti, naturalmente, anche tutte le principali autorità civili e militari, e i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, compresa l’Anpi.
Il dott. Costantino Di Sante, presidente dell’Istituto, ha tenuto una interessante e apprezzatissima lezione su Internamento e deportazione dalle Marche, citando i campi di internamento presenti in gran numero tra Marche e Abruzzo (uno anche a San Benedetto), nei quali venivano rinchiusi anche antifascisti, partigiani, oppositori politici, prigionieri da altre nazioni e di altre etnie: per esempio gli jugoslavi o i rom, ai quali veniva riservato il trattamento peggiore. Citato il caso della comunità ebraica di Ancona, la più antica d’Italia dopo quella di Roma e di Venezia, e naturalmente tra le più colpite in quegli anni.
Citati pure i cinque ebrei che furono deportati dalla nostra città, prima al campo provinciale di Servigliano, indi a Fossoli di Carpi e infine ad Auschwitz. Era il 4 maggio 1944: 31 furono in tutto coloro che dal campo marchigiano furono condotti al campo di concentramento, dove morirono il giorno stesso del loro arrivo. Sopravvissero la marchigiana Susanna Auer, morta pochi anni fa, e Carla Bassani, di Verona. Di Sante ha parlato inoltre della collaborazione offerta dai 23 paesi dai quali furono deportati ebrei verso i campi tedeschi, anche se non soprattutto attraverso l’indifferenza dei cittadini. Ma ha pure citato i molti “giusti” che offrirono un aiuto agli ebrei e alle altre minoranze avversate dal nazi-fascismo (ricorrono quest’anno i 70 anni delle “legge razziali” italiane). La zona tra Marche e Abruzzo, d’altra parte, fu una di quelle che ottennero maggiori riconoscimenti dagli Alleati per gli aiuti forniti ai perseguitati.
Prima della sua relazione, il dott. Di Sante ha introdotto un documentario, della durata di circa mezz’ora, sul secondo ritorno di Primo Levi ad Auschwitz insieme ad una scolaresca di Firenze. Nel filmato Levi rievoca la sua esperienza, il suo arrivo nel campo (dove fu assegnato alla sezione di Monowitz), la vita al suo interno, i suo insegnamenti («Chi nega Auschwitz è colui che sarebbe pronto a rifarlo»).
Toccanti anche le testimonianze dal pubblico: sia quella del consigliere comunale dott.ssa Palma Del Zompo, che ha parlato del padre deportato in Germania come soldato, sia quella del dott. Maurizio Pincherle, la cui famiglia fu salvata a Palombina (Ancona) dalla famiglia Fibbi-Salvatores, previo avviso del maresciallo dei Carabinieri, che rivelò il pericolo incombente sui Pincherle. La mattinata si è conclusa con la proiezione di un’intervista di Enzo Biagi allo stesso Primo Levi.
Tra i saluti iniziali quelli del sottosegretario Pietro Colonnella, che ha citato la pulizia etnica tentata ancora pochi anni fa nella ex Jugoslavia, ma anche la lapide che all’esterno della sede della Provincia di Ascoli ricorda i 277 partigiani piceni uccisi nel corso della Seconda guerra mondiale, e inoltre il 60° anniversario della Costituzione, che segnò il ritorno dell’Italia alla pace, dopo quella stagione di guerra. Accorato intervento anche da parte dell’assessore provinciale alla Cultura Olimpia Gobbi, che ha ricordato il progetto “Documentare il ‘900”, portato avanti con impegno e successo dagli studenti di tutta la provincia, ed ha invitato a vivere date come il 27 gennaio o il 10 febbraio (il “Giorno del Ricordo” dedicato vittime nelle foibe e alla questione orientale) non come una battaglia politica, ma come approfondimenti per “liberarsi dalle contrapposizioni del passato” e come occasioni di “cittadinanza attiva”.
Il “Giorno della memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” è stato istituito dal Parlamento Italiano con legge n. 211 del 20 luglio 2000, e fissato per il 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, avvenuta nel 1945.