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Longarini assolto dalla perizia disposta dalla Corte dei Conti
L'anticipazione garantì un risparmio di 15 milioni di euro alla pubblica amministrazione
E' la conclusione, sorprendente, della perizia disposta dalla Corte dei Conti del Lazio nel procedimento a carico di Longarini,al quale invece la procura contabile contesta un danno di 96 milioni di euro.
La consulenza tecnica d'ufficio, redatta dall'ing. Maurizio Noto, è stata depositata nei mesi scorsi (a primavera), ma del contenuto si è avuta notizia solo oggi. Rispondendo ai cinque quesiti sollevati dalla corte (riguardanti anche l'importo dei lavori eseguiti, che ammonta a circa 100 milioni di euro) il perito ha in sostanza escluso l'esistenza di un danno, rilevando anzi che il meccanismo dell'anticipazione garantì un risparmio di 15 milioni di euro alla pubblica amministrazione.
L'ultima udienza del procedimento si terrà a Roma il prossimo 7 febbraio, a quasi 11 anni dall'inizio della causa, che risale al 1997. In sede penale, la Cassazione aveva dichiarato prescritte le accuse di falso, corruzione e truffa aggravata contestate a Longarini (condannato a sette anni di carcere in primo grado) confermandone comunque implicitamente nel merito la responsabilità. Gli stessi fatti sono oggetto di una causa civile da 360 milioni di euro avviata dal Comune di Ancona nei confronti del costruttore. Il giudice ha disposto anche in questa sede una perizia per quantificare il danno e la prossima udienza si terrà il 10 ottobre 2008. Ma il Comune ha già chiesto la sostituzione dei periti nominati.L'ex concessionario del piano di ricostruzione Edoardo Longarini ha già incassato una sentenza favorevole della corte d'Appello di Roma, che gli ha riconosciuto il diritto ad essere risarcito per il taglio dei finanziamenti dopo la revoca delle delibere con cui gli erano stati affidati i lavori. Longarini pretende dallo Stato circa 110 milioni di euro, più i danni. Ma intanto la corte d'Appello civile di Perugia lo ha condannato per i sovrapprezzi, nell'ambito di un procedimento stralcio rinviato dalla Cassazione ai giudici umbri.
Al ministero, il costruttore contabilizzò lavori per complessivi 199 miliardi di vecchie lire, che con l'Iva lievitavano fino a 213 miliardi circa. Il perito incaricato della Corte dei Conti, ritiene corretta questa prospettazione. Così come, sempre secondo l'esperto, furono adeguatamente determinati e applicati i sovrapprezzi previsti nel contratto per lavorazioni particolarmente onerose. Non la pensa così la procura contabile, secondo cui i sovrapprezzi erano dovuti solo per la ricostruzione di zone del centro urbano, e dal calcolo finale sarebbe derivato un danno di circa cinque milioni di euro.
Quanto ai nuovi prezzi (introdotti con la variante approvata dal Comune, che prevedeva viadotti realizzati con travi in cemento e acciaio di diverse misure), secondo la procura vi fu una sovrastima di 2,2 milioni di euro. Mentre a giudizio del perito, l'applicazione di questi prezzi risponde ad un motivo tecnico addotto correttamente. Inoltre, secondo l'esperto, questi prezzi non potrebbero essere confrontati con quelli dell'Anas.
Ma l'ing. Noto esclude che sia derivato una danno anche dalle due voci più rilevanti: il coefficiente moltiplicatore applicato di 3,305 (che serviva per aggiornare il prezzo dell'offerta datata 1977 al 1985, momento della conclusione del contratto) da cui la procura fa derivare un danno di circa 18 milioni di euro; il meccanismo di anticipazione che permetteva di bloccare la revisione dei prezzi, meccanismo che secondo l'accusa avrebbe cagionato un sovrapprezzo di circa 23 milioni di euro. Secondo il consulente fu correttamente determinato il coefficiente applicato, inferiore a quello revisionale. Quanto infine all'anticipazione (circa 66 milioni di euro tra quota e interessi), il perito rileva addirittura un risparmio, derivante dal conseguente blocco della revisione prezzi