Ahmetovic: preferivo andare a Roma

Ahmetovic: preferivo andare a Roma

Intanto il padre del rom attacca Veltroni e Mastella: «Che giustizia è questa?»

Quest'ultima decisione era stata disposta ieri dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Ascoli Annalisa Gianfelice. Franchi è uscito poco fa dal carcere di Marino del Tronto, dove ha incontrato il rom responsabile della strage di Appignano del Tronto. Il gip Gianfelice si era pronunciato in relazione alla tentata rapina a mano armata alle poste di Maltignano del 10 ottobre 2006.  «Sono molto amareggiato». E' il commento di Marco Ahmetovic sulle polemiche scaturite dall'annuncio della nuova concessione dei domiciliari da parte del gip di Ascoli da trascorrere in un campo nomadi di Roma e sfociate in un nuovo colpo di scena, quando la corte di Appello di Ancona ha deciso che il rom ventiduenne, responsabile della strage di Appignano del Tronto, deve invece tornare al residence di Porto d'Ascoli.  «Un posto che - nota il suo avvocato Felice Franchi - non è certo una reggia, ma un posto senza riscaldamento». Nel supercarcere di Marino del Tronto, voci e commenti sono arrivati piuttosto attutiti, ma sono arrivati. «E' la seconda volta che chiediamo di poterlo mandare a Roma, nel campo nomadi dove vive la sorella» spiega il legale. A settembre, di fronte all'opzione di trascorrere i domiciliari (per un tentativo di rapina precedente all'incidente stradale di Appignano in cui persero la vita quattro giovanissimi) a casa di un pregiudicato in Abruzzo, al campo nomadi di Roma oppure nell'appartamento di Porto d'Ascoli, di proprietà di Marco Fabiani, la magistratura ascolana scelse quest'ultima possibilità. L'ipotesi del campo nomadi fu scartata, in particolare, per il pericolo di fuga. Un rischio del tutto insussistente, secondo l'avv. Franchi, dato che il suo assitito «non si è mai allontanato dall'appartamento di Porto d'Ascoli, anche quando è venuto a sapere, con almeno due giorni d' anticipo, che sarebbe tornato in carcere». Pur senza fare polemiche, il legale fa capire di non avere apprezzato l'iniziativa del sindaco di Roma Walter Veltroni, «su questo mi aspetto che domani ci saranno dei commenti sui giornali». E fa notare che Ahmetovic, «da due giorni ai domiciliari, in realtà è ancora rinchiuso in carcere».

Ore 14. Veltroni chiama i giudici. Il sindaco di Roma Walter Veltroni dopo aver telefonato al presidente della Corte di Appello di Ancona, fa sapere un comunicato del Campidoglio, ha avuto rassicurazioni che il rom Marco Ahmetovic, che nell'aprile del 2007 alla guida ubriaco di un furgone travolse e uccise quattro ragazzi di Appignano del Tronto, non sarà trasferito a Roma per scontare gli arresti domiciliari. Veltroni ha ricevuto le stesse rassicurazioni anche dal Ministero di Giustizia da lui contattato.

Ore 15,30. Interviene l'ex ministro della Giustizia Castelli. «Non è vero che il ministro della Giustizia non può intervenire, come dice Mastella, anche se il magistrato ha la facoltà di decidere. Il ministro può inviare gli ispettori per verificare se tutto è avvenuto nei termini di legge. E può anche applicare una sorta di moral suasion». Così il presidente dei senatori della Lega, Roberto Castelli sulle due decisioni riguardo il rom Ahmetovic, del giudice di Ascoli e della Procura di Ancona, sugli arresti domiciliari prima in un campo nomadi di Roma, ma poi smentito dalla Procura di Ancona che lo ha rinviato al residence di Porto D'Ascoli.   «Quando c'è pericolo di fuga - spiega Castelli - il magistrato ha il dovere di applicare la custodia cautelare e nel caso di questo rom, la fuga è facile da un residence. Mastella - conclude Castelli - ha pertanto la possibilità di intervenire».

Ore 17, 30. Il padre di Marco Ahmetovic attacca Veltroni e Mastella. «A Roma il sindaco Veltroni fa costruire campi nomadi "dove ospita i rom, fra i quali c'è chi, e lui lo sa, volontariamente ruba, rapina, sfrutta la prostituzione. Eppure non accetta di accogliere nello stesso campo un ragazzo che ha provocato pur sempre solo un incidente stradale, gravissimo è vero, ma certo non lo ha ha fatto volontariamente». E' fuori di sé Majo Ahmetovic, il padre di Marco, il rom responsabile della strage di Appignano, che va agli arresti domiciliari a Porto d'Ascoli e non a Roma, nel campo nomadi dove vive la sorella, dove voleva invece trasferirlo il gip ascolano.   La scelta del gip è stata sconfessata dalla corte d'Appello di Ancona, che ha ritenuto il campo rom ad alto pericolo di fuga. «A Roma - ricorda Majo Ahmetovic - Marco ci doveva andare anche per curarsi, visto che il giudice lo obbligava a frequentare una struttura sanitaria. Ma che giustizia è questa? Che giustizia è quella che tiene in carcere per oltre cinque mesi e per altri tre agli arresti domiciliari un ragazzo che ha fatto un incidente stradale ma, per lo stesso motivo, indaga a piede libero molti altri, come per esempio quell'uomo che a Bergamo pochi giorni fa ha sterminato una famiglia?». Perché, insiste il padre dell'imputato, «i politici non si lamentano che questo signore è libero ma pensano solo a mio figlio?. Non voglio dire che la giustizia italiana stia perseguitando Marco - aggiunge - ma certo è una giustizia strana». Quanto alla politica, dopo la stoccata a Walter Veltroni, che stamani aveva ottenuto assicurazioni dai giudici di appello e dal ministro della Giustizia che Marco Ahmetovic non sarebbe stato portato a Roma, Majo ne ha anche per il ministro Mastella. «Quando sono tornati dall'incontro di Roma con il ministro, i genitori dei quattro poveri ragazzi hanno raccontato che Mastella avrebbe fatto loro un 'regalo'. E l'ha fatto». Majo allude al rientro in carcere del figlio il 20 dicembre scorso e al mancato trasferimento a Roma.