«Sono molto restio a trasferire la dialettica politica nelle aule giudiziarie perché sono convinto che il libero dibattito tra avversari nelle sedi istituzionali sia il sale della democrazia - dice il presidente Rossi - ma dinanzi alle affermazioni degli esponenti di AN Castelli e Brugni che, facendo strame di questo modo di fare politica, mi accusano di aver brigato per favorire assunzioni in Provincia, ho ritenuto doveroso, verso l’istituzione che rappresento prima ancora che verso la mia reputazione, adire le vie legali. Domani, dunque, presenterò querela per diffamazione nei loro confronti, ovviamente con ampia facoltà di prova. Il problema di chi cerca un’occupazione, come sappiamo, è particolarmente serio nella nostra Provincia e merita di essere trattato altrettanto seriamente. Ho congedato con la morte nel cuore, pertanto, quelle persone che si sono rivolte a me per un aiuto. Abbiamo reso disponibili centinaia di borse lavoro con le “Work experience” per dare ai giovani l’opportunità di avvicinarsi al mondo del lavoro. Stiamo elaborando in queste ore una piattaforma di azioni che, una volta tradotta in linee operative della Regione, costituirà l’ossatura del quel “Programma speciale per il Piceno” su cui, in prospettiva, facciamo affidamento per rilancio dell’occupazione. E, come era scritto chiaramente nel programma di mandato, abbiamo varato un piano per deprecarizzare l’Ente: nel rispetto di quanto previsto dalla Finanziaria 2007 abbiamo iniziato un’opera di riassorbimento del personale che, in questi anni, ha consentito alla Provincia di far fronte alle numerose competenze trasferitegli nel tempo pur in presenza di un blocco delle assunzioni in vigore da anni. E questo, sia chiaro, attraverso procedure trasparenti, orientate all’obiettivo che ci eravamo dati ma non certo strutturate per favorire questo o quello. Negli ultimi mesi peraltro mi è capitato spesso di congedare con la morte nel cuore numerose persone che, in relazione a concorsi della provincia, si sono rivolte a me per un aiuto, spiegando loro quanto io consideri inderogabile la correttezze e la trasparenza. Essere dipinto, pertanto, come uno che dispensa raccomandazioni e “piazza” i suoi uomini nell’Ente che amministra, per di più sfruttando i fondi europei, come ben sa chi mi conosce, rappresenta la negazione della mia etica politica e storia personale, oltre che risultare assolutamente inqualificabile e irresponsabile in un momento in cui troppi si affannano per portare sempre in più basso la credibilità delle Istituzioni. Castelli e Brugni, dunque, spiegheranno ai giudici il fondamento delle loro accuse».