«L’impatto delle ricadute al suolo degli inquinanti è stato valutato considerando la centrale turbogas come sorgente di ossidi di azoto (Nox) e monossido di carbonio (CO). Non è stata considerata nello studio l’analisi della dispersione in atmosfera delle polveri totali, in quanto le ricadute al suolo di questi inquinanti possono essere considerate trascurabili. Ora, noi contestiamo questa affermazione – scrive Legambiente - dato che numerosi studi da noi consultati parlano invece di un notevole quantitativo giornaliero di polveri sottili (PM10, PM5, PM 0,5), polveri che rappresentano un vero e proprio killer per i nostri polmoni, dato che per la loro ridottissima dimensione, riescono a penetrare fin negli alveoli polmonari e ad entrare in circolo nel sangue. Quindi le ricadute di una centrale Turbogas per quanto riguarda le polveri non sono affatto trascurabili. Inoltre, ci risulta che la vicina fabbrica della Pfizer, che produce medicinali anche di altissima qualità, ha bisogno di operare in un ambiente interno ed esterno che garantisca una certa qualità dell’aria, soprattutto per quanto riguarda certi medicinali molto sofisticati. Come potrà essere garantita questa qualità dell’aria con una centrale Turbogas nelle vicinanze?»
Stima dell’impatto sul microclima delle torri evaporative della centrale
«L’analisi dell’impatto sul microclima delle torri evaporative è stata effettuata mediante l’impiego di un modello di simulazione della dispersione in atmosfera del vapore acqueo emesso dalle torri. Per la costruzione dell’input meteorologico si sono utilizzati gli stessi criteri descritti in relazione alle simulazioni sulla qualità dell’aria. In aggiunta, ai dati meteo convenzionali sono stati associati nuovi parametr4i che descrivono la turbolenza atmosferica, tali parametri sono stati calcolati con opportuni algoritmi di stima della turbolenza atmosferica, in quanto non disponibili nelle stazioni meteo convenzionali come quelle considerate».
«Secondo questa simulazione, le temperature dei fumi in uscita dalle torri sarebbero di circa 26 gradi, ma nello studio non si dice nulla di preciso su quanto queste emissioni di vapore andrebbero ad alterare il microclima circostante. In base a dati in nostro possesso, l’attività di una centrale turbogas può provocare un aumento della temperatura nell’ambiente circostante che varia dai 2 ai 4 gradi centigradi. L’aumento del calore è stato quantificato mediante l’indice di Thom, un indice che combina in un solo dato l’effetto della temperatura e dell’umidità sulla sensazione di caldo o freddo effettivamente percepito dal corpo umano. Questo indice è adatto per descrivere le condizioni di disagio fisiologico dovute al caldo-umido, ovvero per misurare la sensazione di percezione delle condizioni di afa. Valori dell’indice di Thom che vanno da 24 a 28 indicano che più della metà della popolazione prova un leggero disagio fisiologico nelle condizioni ambientali in cui è esposta. Valori dell’indice che vanno da 28 a 32 indicano che la maggioranza della popolazione prova disagio fisiologico. Quando si supera il valore 32, c’è il rischio di un colpo di calore.Secondo lo studio dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, l’impatto della centrale per quanto riguarda il calore sarebbe contenuto, in ogni caso non si arriverebbe mai ad un valore 32 dell’indice di Thom. C’è da chiedersi però se, di fronte alle terribili ondate di afa cui stiamo assistendo in questi ultimi anni, soprattutto d’estate, ci sia bisogno di un impianto che aumenti ulteriormente il calore presente nel microclima e la sensazione di afa».