Si chiamava Sara ed era "un genio del computer". E' il ricordo del sindaco del piccolo centro (2.700 abitanti) Attilio Patrignani. Sara, affetta da "lupus eritematoso sistemico" che ne aveva compromesso lo sviluppo fisico e il sistema immunitario, aveva lavorato al centralino del Comune grazie a una borsa lavoro, ma a causa di un peggioramento delle sue condizioni, aveva dovuto smettere da un anno. «Aveva tutti i problemi possibili immaginabili, una menomazione fisica totale - commenta oggi il sindaco - Del tutto non autosufficiente - secondo chi l'ha conosciuta - e inchiodata su una sedia a rotelle, non poteva neppure stare a contatto con altre persone a causa delle sue deficienze immunitarie». Nonostante i suoi handicap fisici, era però bravissima al computer («le piaceva essere utile»), lucidamente consapevole delle sue limitazioni e «probabilmente soffriva tantissimo». «Il suo sogno irrealizzabile - ricorda Patrignani - era lavorare in banca. La mamma - spiega ancora - per lei faceva tutto. Ma al di là dell'amore grandissimo per la figlia non aveva niente». E al di là delle misure per inserire le persone con disabilità gravi, secondo il sindaco, «manca completamente l'assistenza alle famiglie».
Forse Sara è stata uccisa nel sonno. E' una delle possibilità che l'autopsia dovrà confermare. Non si esclude neppure che la madre abbia tentato dapprima di soffocarla, per poi colpirla con un coltello da cucina. L'ipotesi più raccapricciante è che Sara fosse sveglia e consapevole di quanto stava accadendo, dato che la sua malattia non incideva sulle sue facoltà mentali. Nel lupus, numerosi tessuti e cellule vengono danneggiati a opera di anticorpi e immunocomplessi di origine patologica. La malattia colpisce più frequentemente il sesso femminile, in un'età compresa soprattutto tra i 20 e i 50 anni. Il lupus, le cui cause non sono ancora chiare, è caratterizzato dalla produzione di una grande quantità di autoanticorpi diretti contro le molecole dell'organismo stesso, soprattutto contro strutture che fanno parte del nucleo delle cellule. La ragazza era ormai costretta a vivere su una serie a rotelle e aveva bisogno di continua assistenza. Una situazione che aveva prodotto nella madre un forte stato depressivo. L'omicidio è stato commesso tra le 7 e le 11, periodo durante il quale il marito di Silvana Servadio è stato fuori casa. La donna è ricoverata in ospedale a Fano, dov'è piantonata in stato d'arresto con l'accusa di omicidio volontario.