Ciip, chi vuole togliergli la gestione integrata delle acque?

Ciip, chi vuole togliergli la gestione integrata delle acque?

L'aumento di capitale non costa nulla ai cittadini. La disinformazione utilizzata per favorire interessi

La baraonda suscitata all'antivigilia dell'assemblea dei 59 Comuni soci del Ciip Spa chiamati a votare un aumento di capitale di 4 milioni e 800 mila euro rispetto all'attuale, che conta 406.945 euro, punta su presunti “costi della politica”: secondo alcune voci critiche dovrebbero saltare due consiglieri di amministrazione troppo onerosi.
«Il Ciip Spa – dice il presidente Nigrotti – già nell'ultimo rinnovo del Cda del 29 giugno aveva tagliato il  numero dei consiglieri da 9 a 5 ritenendo che, in ogni caso il numero deliberato garantisse la rappresentatività territoriale sia del Fermano che dell'Ascolano, tra l'altro viene data un'immagine distorta perché questo non è certamente un ente improduttivo. Nel 2006 abbiamo fatturato 27 milioni di IL CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE DEL CIIP SPAeuro e il costo di due consiglieri non si può neanche chiamare inezia ».
In realtà, secondo Nigrotti e il suo Cda, tutto sarebbe mirato all'affidamento in house del servizio idrico integrato per 25 anni,  vale a dire la gestione dell'acqua potabile e della rete di depurazione, che l'Ato 5 entro dicembre dovrebbe deliberare a favore del Ciip Spa. In buona sostanza a qualcuno potrebbero far gola i 300 milioni di euro che quest'affidamento porta in dote. In passato si erano affacciate ad annusare l'aria e non solo alcune multinazionali.
L'affare fa gola oltralpe. Così, se la delibera dell'Ato non arrivasse entro il 31 dicembre 2007, svanirebbe la possibilità di affidare senza alcuna gara la gestione integrata delle acque al Ciip Spa e si dovrebbe indire una gara di carattere europeo. La campagna lesiva dell'immagine dell'ente potrebbe nascondere questo disegno? Il presidente Nigrotti e il suo Cda non vedono altre motivazioni per gli «attacchi» che da qualche tempo stanno subendo.
Il grimaldello con il quale potrebbe aprirsi la porta ad una gara internazionale pare quello della battaglia contro l'aumento di capitale sociale che l'ente ha deciso di fare in questi giorni tramite il voto dell'assemblea dei soci. Per la voce capitale sociale passa anche la strisciante azione contro presunti costi della politica, ovvero dell'abbattimento di due figure in consiglio d'amministrazione volute dalla Finanziaria.
Che vuol dire? Che i consiglieri del Cda, se il Ciip Spa non ha un capitale sociale di almeno 2 milioni di euro, debbono essere solo tre. Questa specificazione arriva dal Governo con il DPCM (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) del 7 agosto 2007, mentre nella Finanziaria 2006  questo tetto non era stato stabilito e aveva fatto pensare al Cda del Ciip Spa che la legge intendesse riferirsi al capitale netto aziendale: questo per il Ciip Spa ammonta a 91 milioni e 521 mila euro, mentre il capitale sociale e di 407 mila euro.
L'ente allora è corso ai ripari, decide l'aumento di capitale ben oltre quei 2 milioni di euro imposti dal Governo, perchè tra l'altro questo è necessario per dare garanzie ad un consorzio di istituti di credito che concederanno l'affidamento di 300 milioni di euro.
«L'ente ha le carte in regola – spiega il presidente del Ciip Spa, Nigrotti – ma non lo diciamo noi, abbiamo affidato il nostro rating (valore economico dell'azienda) ad un advisor di grande livello internazionale: la “Depfa Bank” con sede a Dublino ( l'ex Cassa depositi e prestiti tedesca). E un' altra cosa grave è stata diffusa tra i cittadini, tra gli utenti: l'aumento di capitale sarebbe stato a spese proprio dei cittadini ascolani e fermani.
Non c'è nulla di più falso – aggiunge Nigrotti - Gli utenti non tireranno fuori un centesimo per questo aumento di capitale. Il Ciip Spa lo recupera dal patrimonio aziendale che è intatto, non è mai stati deliberato alcun dividendo tra i soci in questi anni, quindi questo aumento non incide assolutamente sulle tasche delle gente  sarà un capitale sociale vincolato vita natural durante per scopi societari». Se non  bastasse il tam tam sull'aumento di capitale, qualcun altro la butta sulla divisione delle province di Ascoli e Fermo: gli ascolani pagheranno con la tariffa la realizzazione della rete di depurazione dei fermani, si sentenzia.
Nigrotti non tergiversa e dice chiaro che Ciip Spa per fortuna non si divide e se a Fermo si dovranno fare lavori per la depurazione, ad Ascoli si dovrà mettere mano alla parte acquedottistica: gli impianti di Pescara del Tronto sono vecchi di 50 anni e hanno bisogno di notevoli migliorie. E sul possibile aumento delle tariffe Nigrotti non glissa.
«Le tariffe sono competenza dell'Ato – dice il presidente del Ciip Spa - che ha un ruolo di programmazione e di controllo. E' chiaro che gli interventi rilevanti, dei quali il territorio ha necessità  per migliorare anche sotto il profilo ambientale, determineranno negli anni un aumento importante della tariffa, ma sarà graduale come vuole la legge».
E Pietro Alberto Brugnoni, consigliere del Ciip Spa, di Fermo, stempera le polemiche territoriali per puntare alla collaborazione tra i territori dell'Ascolano e del Fermano. Un'intesa che dovrebbe registrare il risultato di una collaborazione  proficua come nel caso dell'emergenza idrica: l'impianto di soccorso di Santa Caterina (del Fermano) ha mitigato con il suo apporto la crisi che ha attanagliato il territorio ascolano.
Discorso sulla deontologia, inoltre, quello portato dal professor Antonio D'Isidoro, vice presidente del Ciip Spa, su presunti attaccamenti alle poltrone dei consiglieri dell'ente. «In una società che da 9 consiglieri passa a 5, non si capisce dove siano i costi della politica – dice D'Isidoro – chi mi conosce sa quanto possano interessarmi le poltrone, mentre taluni dimenticano di fare una disamina di enti con una pletora di consiglieri che non concludono pressoché nulla. Non bisogna estremizzare tutto, occorre tener conto di onorabilità e funzione».
Giova alla fine di questa vicenda fare una riflessione e da un interrogativo: i cittadini non sono più garantiti da una gestione con controllo pubblico di un bene prezioso come l'acqua o è meglio che la nostra risorsa più importante e vitale, il petrolio di domani come ormai viene definito, deve fare ingrassare le tasche di qualche volatile multinazionale?
Gran parte dei consigli comunali ha votato per l'affidamento del servizio idrico integrato al Ciip Spa, ora i Comuni hanno la responsabilità con il voto sull'aumento di capitale del 25 ottobre di dare conseguenza logica a quanto hanno già espresso.
Hanno la responsabilità, tramite il consenso che i cittadini hanno dato agli amministratori, di permettere proprio a quei cittadini, loro tramite come soci del Ciip Spa, di continuare ad esercitare il controllo su un bene prezioso come l'acqua.