Le scrivo apertamente per una questione grave e offensiva. Sono stato fuori città per un po’ di tempo, per motivi personali, e forse la distanza attenua lo stupore, lo sdegno e, me lo consenta, la rabbia. Sentimenti che tornano ancora più intensi nell’occasione di un ritorno.
Magari sono di questioni di poca rilevanza quelle che le illustrerò, però intanto cerchi di immaginarmi come qualcuno che si presenti dopo qualche tempo, oppure come un semplice straniero, come un turista o un “extracomunitario”; insomma come qualcuno che dalla via Salaria prenda per Porta Cappuccina, zona Shangai, e passando incontri una bella scritta che recita testualmente, con tanto di croce celtica a fianco, “razza italiana”, e poi un’altra che dice “xenofobia unica via”.
Proseguendo verso lo stadio Del Duca se ne trova un’altra, e questa la si ricorda bene perché da più di un anno sta lì presente in caratteri cubitali (muretto costeggiante il campo di calcio del quartiere di S. Marcello), che così recita “ Forza Nuova lotta e vittoria”.
Poi ancora, girando verso le parti di viale Indipendenza (all’altezza del deposito autobus della START), si legge “piombo ai rumeni” e volendo proseguire verso il quartiere di Monticelli, prima di incontrare l’ospedale Mazzoni, si trova: “rumeni brucerete”.
Mi sforzo di pensare che siano le sole, e che siano state scritte ieri, e che il Comune di Ascoli non abbia avuto il tempo permesso da una giornata di 24 ore per toglierle da dove stanno. Sì, toglierle, cancellarle, e Lei può immaginare il perché.
Lei, Sindaco, rappresenta la città ma non solo la città, perché la città è un amalgama di gente, qualcosa che si aggiunge alle mura di travertino, un valore aggiunto che rende ciascuno di noi non solo “residente” ma anche Cittadino di un paese che ancora oggi, e fino a prova contraria, vanta una Costituzione espressamente, strutturalmente antifascista.
Essere Sindaco di una città, lei sa bene, significa rappresentare il primo cittadino di una collettività intera che oltre all’utile, per carità!, vuole preservare anche il senso di una qualsivolglia cittadinanza e di una dignità civica che va ben oltre il mero senso di appartenenza a questo o a quel luogo. Essere Sindaco,
Lei sa, vuol dire essere rappresentante di quelle Istituzioni che ci sostengono. Non si tratta del banale discorso che “rossi” e “neri” sono estremi che si toccano, né di deviare il discorso sul fatto che con buona pazienza si possono incontrare disegnate in giro anche stellette a punta variabile o falci e martelli.
Lascio al Suo Assessore al Traffico (fascista) le questioni di bottega, come allo stesso modo concedo al Suo Vice Sindaco e Assessore alla Cultura (fascista) l’infarcire di attualità quel Medio Evo eroico tanto fantasticato, desiderato e però mai esistito (assieme, come del resto, alla retorica dei gloriosi fasti di Roma antica rispolverati a forza dalla violenza delle purghe, degli Imperi e delle bombe).
Lei sa, Sindaco, che parlare di “razza italiana” significa concretizzare sciocchezze che di evanescenza fanno sostanza delirante e violenta; fanno pervasione di idiozia che si fa quotidianità meschina che nel miglior caso, quando non si passa all’azione, diventa esclusione pura. Lei sa che i “roghi” rappresentano il limite estremo dell’ignoranza e delle ragioni della forza oltre, ben oltre, il giudizio di Dio.
Lei è forse responsabile dei Suoi Assessori, ma di questo non voglio e non posso trattare; in quanto persona e rappresentante delle Istituzioni non è sicuramente responsabile di quelle scritte che portano appresso un’ipoteca di odio e di violenza che ripugnano il sottoscritto, Lei, e questa società che con affanno cerca di diventare “civile”.
Le chiedo, al di là delle ideologie e della stanchezza che comportano, di provvedere quanto prima a togliere ciò che insulta il presente e la memoria dei residenti che sono anche Cittadini, e che spero e ritengo ancora orgogliosi di appartenere ad uno Stato laico, democratico e antifascista.
Le scrivo per sollecitarla, subito, ad assolvere ad una parte consistente delle Sue responsabilità, che investono l’obbligo di rispettare e far rispettare le faticose premesse della nostra Costituzione Repubblicana, che nulla vollero concedere al solo riproporsi della violenza xenofoba e fascista. Scrivo a Lei, in quanto dispone della facoltà di fare secondo quelle regole da tutti condivise, affinché non ci abbandoni a questa penosa “saggezza”.
Cordiali saluti,