Attualmente padre Marzioni è assistente spirituale in una comunità di frati in Toscana
Sessantaquattro anni, vice parroco della parrocchia del convento di Sant'Antonio a Falconara Marittima, fu trovato in possesso di alcune dosi di cocaina. La decisione è stata presa oggi nell'udienza preliminare. I difensori, nel ribadire l'innocenza del loro assistito, hanno spiegato che la scelta di patteggiare deriva dalla volontà del prete di chiudere subito la vicenda e non coinvolgere nel procedimento, neppure come testimoni, le famiglie dei tossicodipendenti che aveva aiutato. Padre Marzioni era finito in manette il 10 luglio 2006 dopo il fermo di Imad Lamrani, 27 anni, marocchino, arrestato poche ore prima dai carabinieri a bordo dell'auto di proprietà del religioso - appartenente all'ordine dei frati minori - nella quale erano stati trovati 7 grammi di cocaina. Durante le successive perquisizioni, in una stanza della canonica gli investigatori avevano rinvenuto tracce di stupefacente in due piattini, sostanze da taglio e un bilancino di precisione. La sentenza di patteggiamento davanti al gup Paola Mureddu verrà emessa il 2 aprile. Nella stessa udienza si svolgerà il processo con rito abbreviato a carico di Lamrani. Il marocchino dichiarò di non sapere nulla della cocaina trovata nell'auto del frate. Quest'ultimo ha sostenuto che la presenza della droga era connessa alla sua attività a sostegno di famiglie di ragazzi tossicodipendenti. Attualmente padre Marzioni è assistente spirituale in una comunità di frati in Toscana. «Consapevole che l'osservanza del vincolo del segreto avrebbe comportato per lui sicura condanna, padre Franco Marzioni ha preferito non barattare una sua possibile assoluzione con il venir meno della fiducia accordatagli dalle persone che si erano rivolte a lui». Così gli avvocati Andrea Speciale e Emanuele Cardinali, difensori del frate, hanno spiegato in una lettera la sua decisione di patteggiare. La missiva, consegnata dai legali ai giornalisti al termine dell'udienza di oggi, è pubblicata «anche al fine di evitare il rischio che la notizia possa essere accolta in modo non aderente al vero». La scelta di padre Marzioni, spiegano gli avvocati «è stata dettata esclusivamente dalla sua volontà di non coinvolgere nel procedimento penale (neppure come testimoni) le famiglie dei tossicodipendenti che, per la sua attività di sacerdote e di educatore, si erano rivolte a lui. Da quelle famiglie che gli hanno dato fiducia, chiedendogli un aiuto per consentire ai figli di uscire dalla difficile situazione in cui si trovano, padre Franco ha ricevuto il materiale che gli è stato sequestrato nel corso delle indagini». Dunque, il religioso ha scelto di «rischiare di sacrificare la propria dignità ed onorabilità anziché quella degli altri. Il desiderio di padre Franco - hanno concluso i suoi difensori - è ora di lasciarsi alle spalle la vicenda che lo ha visto incolpevole protagonista, per continuare con serenità a prodigarsi nell'interesse di chi ne ha bisogno, sostenuto anche dalle centinaia di attestati di stima ed affetto tributategli da chi ha avuto modo di conoscerlo».