Intanto si attende la decisione sul ricorso del pm Picardi sulla rapina del rom a Maltignano
Pochi giorni dopo la condanna a sei anni e sei mesi del rom ventiduenne Marco Ahmetovic, che ubriaco alla guida del suo furgone falciò quattro ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni mentre stavano andando a prendere un gelato in motorino, nel paese della giovani vittime si sta lavorando per organizzare uno o due pullman: oltre ad alcuni dei familiari di Eleonora Allevi, Danilo 'Lillo' Traini, Alex Luciani e Davide Corradetti, sono moltissimi gli amici dei quattro ragazzi che vogliono andare a Roma per chiedere - oltre a garanzie dei diritti delle vittime - anche effettività e certezza della pena. Cioè, una delle richieste avanzate più di frequente dopo la sentenza da parte del Tribunale di Ascoli Piceno nei confronti di Ahmetovic, che rimane per il momento agli arresti domiciliari a San Benedetto. La manifestazione si terrà a piazza San Lorenzo in Lucina, i partecipanti si sposteranno poi a Palazzo Marini per la conferenza sulla giustizia per le vittime. Si parlerà anche di modifiche al codice penale e a quello di procedura penale. Anche se invocare la pena di morte - osserva Luigi Corradetti, padre di Davide - è eccessivo. «Però - ribadisce, riferendosi al rom che ha provocato la morte del figlio - la giusta pena che merita la deve fare». Al momento non hanno intenzione di andare a Roma invece i parenti di 'Lillo Traini', che si sono accuratamente tenuti in disparte e non sono neppure andati alle udienze del processo contro Ahmetovic, vivendo loro dolore in maniera assolutamente privata. Della sentenza, dice il capofamiglia Luciano Traini «bisogna essere soddisfatti per forza, dato che la legge è questa» facendo capire che ci vorrebbero pene più severe. Il piccolo paese di circa 1.300 abitanti attende la decisione sul ricorso del pm Ettore Picardi contro la scarcerazione del ventiduenne in relazione ad una tentata rapina del novembre 2006. Anche in questo caso, però, se il legale di Ahmetovic Felice Franchi dovesse ricorrere in Cassazione, il giovane rom potrebbe ancora rimanere ai domiciliari. Un'attesa che comunque non giova al clima politico e sociale del piccolo centro dell'ascolano dove tutti si conoscono e sono spesso imparentati fra loro, con l'amministrazione di centro sinistra messa sul banco degli imputati dall'opposizione di centro destra e da parte della popolazione, con l'accusa di avere tollerato e in qualche modo protetto la comunità rom. C'è molta rabbia per la permanenza di Ahmetovic ai domiciliari, soprattutto fra i coetanei delle vittime. Lo zio di Davide, Domenico Corradetti, maresciallo della Guardia di finanza in servizio nella polizia giudiziaria del Tribunale di Ascoli Piceno, ribadisce la sua «totale e piena fiducia nei giudici» che hanno applicato la legge «in maniera rigorosa» con una condanna più pesante alle richieste dell'accusa. «Appignano - sottolinea - non è un paese xenofobo, né razzista». E giudica inopportuna la manifestazione organizzata da Forza Nuova con il suo leader Roberto Fiore, fuori del tribunale il giorno della condanna di Ahmetovic.«La politica deve intervenire nella prevenzione - spiega - poi tocca ai giudici applicare la legge».