La sentenza è stata pronunciata dopo meno di un'ora di camera di consiglio. Il pm Carmine Pirozzoli aveva chiesto una condanna complessiva a quattro anni di reclusione e 20 giorni di arresto. «Bravo giudice!» così hanno gridato i parenti delle quattro vittime alla lettura della sentenza, salutata da un lungo applauso. Parenti e amici dei quattro ragazzi morti hanno apprezzato la decisione del giudice monocratico, che ha inflitto all'imputato una condanna più grave di quella prospettata dal pubblico ministero. Anche se nessuno potrà restituire loro i ragazzi uccisi. Il giudice ha disposto anche il ricovero coatto del rom in una casa di cura per alcolisti per un periodo di sei mesi e il divieto per un anno di frequentare esercizi pubblici dove si somministrano bevande alcoliche. Il giudice ha anche disposto un risarcimento di 200 mila euro a testa per ciascuna delle tre famiglie che si sono costituite nel procedimento. Ha inoltre condannato Ahmetovic, la madre (proprietaria del furgone guidato dal rom), e l'assicurazione 'Duomo' a risarcire in sede civile le parti lese. Dopo la lettura dell'udienza il rom è stato riaccompagnato dalla polizia penitenziaria agli arresti domiciliari. Scortato fuori dall'aula da polizia e carabinieri anche il suo difensore, Felice Franchi, fatto oggetto di ripetute contestazioni dai parenti delle vittime. «I quattro anni chiesti dal pm erano pochi: questa invece è una sentenza equa, anche se nessuno ci restituirà i nostri ragazzi. Speravo in una sentenza così, conoscendo il giudice, anche se non ero sicuro di poterci contare». Luigi Corradetti, padre di Davide, ha commentato così la condanna. «Ma è chiaro - osserva - che è ora di cambiarle le leggi, anche se questa sentenza è importante, dà un segnale perché tragedie simili non si ripetano». Quel che l'uomo non accetta, è che il rom possa continuare a godere della detenzione domiciliare. «Deve tornare in carcere, ha sbagliato e deve stare in cella, anche se mi dispiace per lui, che in fondo è un ragazzo». Per il padre di Davide la cosa più importante resta «la certezza della pena, altrimenti continueremo a venire nelle aule di tribunale a piangere i morti». Quanto ai nomadi e a una convivenza che qui ad Ascoli sembra diventata impossibile, «chi sta in Italia deve vivere secondo le nostre regole» dice . Quanto al fatto che il rom non andrà in carcere, ma resterà agli arresti domiciliari (scontandoli per sei mesi in una casa di cura) «è un'altra coltellata, che mi prendo io e gli altri genitori delle vittime» ha concluso. La sentenza del giudice Marco Bartoli è stata «meglio del previsto» per Timoteo Luciani, il padre di uno dei quattro ragazzi falciati dal Rom ventiduenne. «Pensavo peggio - ha detto ai giornalisti subito dopo la sentenza - Comunque le leggi vanno cambiate». «Prima o poi ti ammazziamo. Vi bruciamo tutti». «Bastardo, non la farai franca!». Così una trentina di ragazzi, amici e compagni di scuola dei quattro giovani di Appignano del Tronto, hanno gridato all'indirizzo del rom, all'uscita dal Tribunale. Alcuni giovani, fra cui Leonardo Allevi, il fratello di Eleonora, una delle vittime, si erano appostati su una collinetta davanti al Palazzo di giustizia, e, quando Ahmetovic è stato fatto salire dalla polizia sul 'cellulare', sono corsi giù, assediando l'automezzo, contro il quale sono stati sferrati anche un paio di calci e pugni. Poi i ragazzi sono saliti a bordo di alcune autovetture, e si sono diretti davanti al supermercato dove lavora come commessa una ragazza amica del rom, che nella prima udienza del processo gli aveva gridato «Marco ti voglio bene...» rischiando quasi il linciaggio. Anche stavolta, come avevano fatto quel giorno, i giovani si sono fermati davanti alla porta del supermarket gridando insulti alla volta della ragazza. «Le sentenze dei magistrati della Repubblica italiana non si commentano». Mantiene il profilo basso adottato fin dall'inizio di questa vicenda drammatica l'avv. Felice Franchi, difensore di Marco Ahmetovic. «Aspetto di leggere le motivazioni della sentenza del giudice Marco Bartoli e poi decideremo se ricorrere in appello o meno» aggiunge il legale. Franchi, già fatto oggetto di minacce di morte per aver accettato di difendere il nomade, non vuole commentare neanche gli insulti e gli applausi ironici del pubblico durante la sua arringa difensiva. Al di là di tutto però, la scelta del ricorso in appello sembra scontata.
La sentenza del giudice Bartoli
Nel condannare Marco Ahmetovic per l'omicidio colposo dei quattro ragazzi di Appignano del Tronto, il giudice monocratico di Ascoli Piceno Marco Bartoli ha innanzitutto respinto la richiesta di patteggiamento presentata dal rom nella prima udienza del processo. Riconoscendo l'imputato colpevole di omicidio colposo plurimo, resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza, il giudice ha valutato le aggravanti della colpa cosciente con la previsione dell'evento (per via dell'alcol
assunto dal rom) prevalenti sulle attenuanti (l'essere incensurato), e ha quindi condannato Ahmetovic ad una pena complessiva di sei anni e sei mesi di reclusione, venti giorni di arresto e al pagamento di 715 euro di ammenda oltre al pagamento delle spese processuali. All'imputato sono stati applicati inoltre la misura di sicurezza del ricovero in una casa di cura e custodia per sei mesi, e il divieto di frequentare per un anno osterie e pubblici spacci di bevande alcoliche. Il giudice gli ha anche inflitto
una sanzione pecuniaria amministrativa di 1.500 euro e la revoca della patente di guida. Sul fronte pecuniario, Marco Ahmetovic, la madre Jadenka (alla quale erano intestati il furgone e la polizza
assicurativa) e la 'Duomo Uni One Assicurazione' dovranno risarcire i danni in favore delle parti civili costituite, da liquidarsi in separata sede. In solido fra loro devono intanto già pagare una provvisionale per complessivi 600 mila euro, 200 mila euro per ciascuna delle tre famiglie che si sono costituite
in giudizio: vale a dire le famiglie di Davide Corradetti e Eleonora Allevi (compreso Leonardo, il fratello minorenne della ragazza, rimasto ferito) e Danilo Traini. Ahmetovic, la madre e la compagnia di assicurazione del furgone che investì i quattro ragazzi dovranno rifondere anche le spese processuali alle parti civili, liquidate in 5.000 euro per ciascuna. Compensate, in via integrale, le spese fra le
parti civili e la 'Duomo Uni One Assicurazione'.