Ahmetovic, i parenti delle vittime: «Che giustizia è?»

Ahmetovic, i parenti delle vittime: «Che giustizia è?»

L'avvocato difensore Franchi: «Marco non è un mostro»

Dopo la requisitoria del pm, che ha chiesto per il nomade  tre anni e sei mesi per l'omicidio colposo plurimo, più sei mesi per la resistenza a pubblico ufficiale, Antolini si ferma a parlare con i giornalisti. Lui, tecnico di radiologia in ospedale, è stato quello che la sera dell'incidente ha fatto una Tac al rom, senza ancora sapere chi fosse. Poi gli hanno spiegato che era stato quel nomade, ubriaco, ad ammazzare il nipote e gli altri tre ragazzi. Da allora, Antolini ha un conto aperto con le leggi dello Stato. Le stesse che hanno fatto sì che l'imputato ottenesse gli arresti domiciliari, in un residence di San Benedetto del Tronto. «Dopo che ha confessato l'omicidio dei quattro ragazzi e un vecchio tentativo di rapina - ironizza - per premio l'hanno mandato al mare, in una rinomata località turistica». Lo zio di Alex ce l'ha con tutti, anche con chi, secondo lui, ha «creato ad arte un clima di tensione attorno al processo, con l'obiettivo di spostarlo altrove. E in un altro tribunale, manco l'avrebbero chiesta una pena di quattro anni per quell'assassino». In avvio di udienza non si erano presentati, ma poi, quando ha cominciato a parlare il difensore di Marco Ahmetovic, l'avv. Felice Franchi, i padri di due delle giovani vittime del rom, Luigi Corradetti e Timoteo Luciani sono comparsi nell'aula del Tribunale, insieme a due zii di Danilo Traini, e a cugini e amici dei ragazzi morti. Luigi Corradetti, il padre di Davide, è un carabiniere in servizio presso la sezione di Pg del tribunale ascolano. E' vestito in borghese e ha gli occhi lucidi, come il padre di Alex Luciani, Timoteo. Tutti, padri, zii e Leonardo, il fratello di Eleonora Allevi, sono rimasti seduti composti e in silenzio fino a quando l'avv. Franchi non ha cominciato a descrivere Ahmetovic come un ragazzo con qualche problema ma non un 'mostro' alcolista. Il difensore ha aggiunto che il rom non faceva uso abituale di alcol, e a quel punto una zia di una delle vittime ha avuto uno scatto d'ira nei confronti del legale, pronunciando una frase del tipo «ma vai a...» mentre lo zio di Alex, Giuseppe Antolini ha aggiunto «e come no...adesso lo fanno santo!». Gli altri parenti e amici si sono alzati tutti in piedi e si sono avvicinati alla balaustra che separa i banchi in cui siedono imputato e avvocati dall'area riservata al pubblico, ma senza cercare di scavalcarla. Anche Luigi Corradetti, padre di Davide, il primo ragazzo ad essere investito da Marco Ahmetovic, è indignato per la lunga arringa difensiva dell'avvocato Felice Franchi. «Sembrava il suo angelo custode - ha detto riferendosi al difensore di Ahmetovic - e ne ha tracciato un'immagine come se fosse un angelo o San Francesco. Dall'altra parte - ha aggiunto - ci sono quattro ragazzi che hanno avuto solo la colpa di andare a fare un giro in motorino e di trovarsi sulla sua strada». Secondo Luigi Corradetti, un carabiniere in servizio presso la sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale di Ascoli Piceno «le leggi debbono essere cambiate» introducendo pene più severe, «altrimenti è inutile parlare di tolleranza zero». «La richiesta del pm è da valutare» secondo Maya Galato e Nazareno Marinelli, zii di Danilo 'Lillo' Traini.  «E' stato "doloroso" sentire l'avvocato Felice Franchi - aggiungono -  che straparla, come se conoscesse Ahmetovic perfettamente, mentre ad Appignano tutti sanno chi è». I familiari di Lillo sono indignati per le considerazioni fatte dal legale sull'ubriachezza abituale o meno del suo assistito, ma soprattutto sostengono che non si è andati abbastanza a fondo per accertare la presenza sul luogo dell'incidente di altri rom. «Non ce l'abbiamo solo con lui - dicono Maya Galato e Nazareno Marinelli - ma con quelli che erano con lui e che non hanno aiutato questi ragazzi».  Marinelli racconta che poco prima dell'incidente «Marco Ahmetovic era al bar con un altro uomo, forse suo cognato, e tutti e due avevano bevuto troppo. Si sono allontanati in auto e poi sono tornati: Ahmetovic è salito sul suo furgone e l'altro se ne è andato con la macchina. Pochi minuti dopo si sono sentite le sirene. Secondo me c'era almeno un'altra persona. E poi - insiste - come si spiega il fatto che un quarto d'ora dopo tutti i rom del campo erano fuggiti? Chi è che li ha informati? Ahmetovic deve dire chi c'era con lui. Forse qualcuno dei ragazzi si sarebbe potuto salvare».  Nel frattempo telefonate anonime di insulti e proteste all'indirizzo del pm Carmine Pirozzoli sono arrivate alla segreteria della procura della Repubblica di Ascoli dopo che il magistrato ha concluso la requisitoria nel processo. Le persone che hanno chiamato contestavano la richiesta di condanna a quattro anni avanzata da Pirozzoli a carico dell'imputato.«Quattro anni sono pochi»,  «Vergogna!» questo il tenore delle chiamate, mentre fuori dal Palazzo di giustizia prosegue il presidio di Forza Nuova e in aula si attende la sentenza.