Il bacino artificiale di proprietà del Comune di Urbino presenta anche una moria di pesci
La drammatica situazione, sia in termini di profondità sia in altezza, sta minacciando l’estinzione del lago di Schieti, il bacino artificiale ai piedi della Valle del Foglia. «La Regione Marche non è confinata esclusivamente tra le mura dei suoi palazzi – ha sottolineato Carrabs durante il giro di ricognizione - ma esce sul territorio per risolvere le problematiche della collettività marchigiana. Ora è necessario creare un gruppo di lavoro tra Regione, Provincia, Comune di Urbino ed Università per intervenire in maniera sistemica e non invasiva, su questa area lacustre, considerando fauna, flora e sistemazione idraulica. Per questo motivo martedì prossimo, presso la Provincia di Pesaro e Urbino, si aprirà un tavolo tecnico-operativo per affrontare gli interventi da realizzare, con tutti i soggetti interessati, partendo dal progetto della giunta provinciale pesarese. Oltre a rinaturalizzare il lago – ha proseguito l’Assessore - occorre stabilire, attraverso un piano mirato e condiviso con gli enti, la destinazione della zona, realizzando una sorta di turismo verde fruibile. Naturalmente, il programma di recupero dell’invaso sarà presentato al ministero dell’Ambiente per l’acquisizione delle risorse finanziarie». Il bacino artificiale di proprietà del Comune di Urbino è ai minimi termini e in alcuni tratti presenta anche una moria di pesci. Ora lo specchio d’acqua è tutto interessato da materiale argilloso, trasportato durante le piene del fiume. Inoltre, la siccità di questi ultimi periodi, ha contribuito alla riduzione del livello dell’acqua. In passato il lago rappresentava un sistema complesso nel quale si esplicavano importanti funzioni di carattere ambientale, naturalistico e di utilità diretta per l’uomo. Un ambiente nel quale potevano crearsi e mantenersi habitat estremamente diversificati e complessi, dove trovano fonte di vita numerosissime specie animali e vegetali. A primavera, infatti, si fermavano in queste zone tortore, aironi, folaghe ed anatre. Sicuramente porre limite al degrado ambientale risulta determinante per ripristinare l’originario ecosistema dell’invaso di Schieti.