L'azienda aveva ricordato di aver impiegato ingenti risorse per la bonifica del sottosuolo
Dice in sostanza questo il verdetto del giudice monocratico Carlo Cimini che oggi ha assolto perché il fatto non sussiste, dalle accuse di omessa bonifica e falso ideologico per induzione, due dirigenti dell'Api e tre funzionari della ditta Remedia. Accogliendo le argomentazioni difensive, il tribunale ha
scagionato l'ex direttore dell'Api Franco Bellucci, attualmente presidente di Api Soi, il dirigente della raffineria Gianluca Falaschi, il dirigente della ditta incaricata per rilevazioni Federico Sardi e i due funzionari della Remedia Manuel Tomassoni e Adriano Baldini. Il pm Valeria Sottosanti aveva invece chiesto in precedenza cinque condanne: due anni e cinque mesi per Bellucci e Sardi; due anni e due mesi per gli altri. L'accusa ha sostenuto che gli imputati avrebbero messo in atto uno sviamento dalle procedure per il recupero ambientale del sito e aggiustato i parametri sul reale inquinamento del
sottosuolo. Tanto che, secondo il pm, non ci sarebbe stata corrispondenza tra le rilevazioni sul campo e il bollettino mensile comunicato all'Arpam. Indagati e responsabile civile dell'Api hanno sempre negato
gli addebiti. L'azienda aveva ricordato di aver impiegato ingenti risorse per la bonifica del sottosuolo, sempre in stretto rapporto e sotto verifica degli enti di controllo. Le difese degli imputati, invece, avevano rilevato come fossero stati contestati solo 130 dati su oltre 15 mila. E che molte delle rilevazioni comunicate sulla presenza di inquinamento sono considerati non irrilevanti. In giudizio si erano costitute diverse parti civili tra le quali il Comune di Falconara, che chiedeva un risarcimento danni
di 18 milioni di euro e una provvisionale esecutiva di due milioni. Analoga quantificazione del danno aveva fatto la Provincia, con richiesta di provvisionale di un milione di euro. Mentre la Regione Marche aveva presentato richiesta risarcitoria e di provvisionale, senza quantificarle.