/Baby Zek, 4 indiani in un fienile violentarono due minori
Baby Zek, 4 indiani in un fienile violentarono due minori
De Pasquale «ora le tre sorelline hanno un futuro possibile, è la nostra vera soddisfazione»
che risiedevano ad Amandola con i propri genitori. «Ora, dopo 8 mesi d'indagine – dice Sante De Pasquale, comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli – hanno ritrovato una speranza, fiducia in un futuro possibile.
E' la nostra soddisfazione più grande e ringraziamo una nostra Marescialla, che ha contribuito in una prima fase dell'operazione, e la psicologa nominata dalla procura della Repubblica che è riuscita a ricreare un'atmosfera di fiducia tale da farci raccontare particolari anche scabrosi, ma necessari ad assicurare alla giustizia i colpevoli».
L'inchiesta è iniziata a gennaio di quest'anno dopo che il comandante della stazione dei carabinieri di Amandola aveva recepito qualche notizia e aveva approfondito. Il primo arresto avvenne a febbraio di quest'anno, dopo un mese dall'inizio delle indagini.
Si trattava di un anziano che faceva regali per palpare le minori, poi, a marzo fu la volta dello zio delle tre ragazzine: i suoi erano abusi. Poi un altro italiano. In seguito i carabinieri hanno tratto in arresto un albanese ed un macedone, ora i sette indiani.
Questi ultimi, giovani operai con rapporti di parentela tra loro, fanno parte di una comunità che si è integrata ad Amandola e non aveva mai dato adito a comportamenti illeciti. Cinque di loro sono stati arrestati ad Amandolo, uno a Loro Piceno, dove lavora, e un altro in provincia di Mantova, a Gonzaga, dove era fuggito pere evitare di essere preso. I setti indiani hanno usato violenza nei confronti della due sorelle maggiori, forse all'interno di un fienile dove le due vittime sono state portate a forza. I fatti di abuso e violenza si fermano alla fine del 2006. A bloccare una vita da incubo l'inizio dell'inchiesta dei carabinieri.
I sette indiani sono accusati di violenza sessuale aggravata, induzione alla prostituzione minorile aggravata, atti sessuali con minorenni. Oggi le tre ragazzine sono tornate a scuola all'interno di un istituto del Fermano. E' certo che questo trauma resterà come un marchio a fuoco nella propria mente, ma danno ora segni evidenti di recupero.
Perché ad Amandola c'è voluto così tanto tempo prima di far arrivare la notizia all'orecchio dei carabinieri? I fatti per i cittadini del Comune montano si svolgevano in una cerchia esterna alla comunità, una sorta di corpo estraneo?
Forse è questa la spiegazione possibile che però non offre giustificazioni a chi sapeva, a chi si era accorto di ciò che avveniva e non ha parlato tempestivamente facendo vivere a queste povere bambine una vita buia e senza scampo.
La famiglia delle vittime delle violenze neppure si era accorta di nulla? Dopo 11 arresti ora la procura della Repubblica sta vagliando con attenzione diversa anche l'ambito familiare.