Vertice in Prefettura con Provincia, Parco, Sindaci e associazioni di categoria
Stamattina si è svolto un vertice con le associazioni di categoria degli agricoltori, con i Sindaci, con l’Ente Parco Gran Sasso Monti della Laga e con la Provincia. La riunione si è svolta in Prefettura mentre in città sfilavano gli agricoltori con i loro trattori per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su quella che definiscono una vera emergenza: i danni causati alle colture dai cinghiali, soprattutto nelle aree interne. «Fra siccità e cinghiali – ha dichiarato Giorgio De Fabritiis, presidente provinciale della Cia e portavoce delle quattro associazioni: Cia, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura – la situazione è drammatica, è in gioco la sopravvivenza di molte imprese agricole». Il presidente Ernino D’Agostino, dopo essersi sentito con l’assessore regionale Marco Verticelli, ha annunciato che la chiusura della caccia al cinghiale sarà prorogata fino al termine massimo consentito dalla legge. «Quindi – ha detto il Presidente – si potrà cacciare fino a gennaio. Fra febbraio e marzo partirà il nostro Piano di contenimento che, per la prima volta, consentirà l’abbattimento selettivo e le battute di caccia su tutto il territorio provinciale e non solo nelle aree di ripopolamento e cattura. Riteniamo legittime e assolutamente fondate le ragioni degli agricoltori. Da questo momento ogni decisione sarà assunta con il coinvolgimento dei loro rappresentanti». Il numero dei cinghiali è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi tre anni; anche se non ci sono dati aggiornati, i capi sarebbero molte migliaia e ben al di sopra della cosiddetta “densità ottimale”, quella che garantisce gli equilibri ambientali. Uno dei nodi da sciogliere è il sistema di contenimento degli animali all’interno dell’area protetta. L’Ente Parco, questa mattina rappresentato dal direttore Marcello Maranella, ha illustrato il suo programma di intervento che prevede l’utilizzo dei recinti di cattura mentre viene esclusa ogni forma di caccia con le armi. «Partiremo – ha dichiarato Maranella – non appena avremo l’approvazione del Ministero dell’Ambiente». A questo proposito il Prefetto si è assunto l’impegno di sollecitare il Ministero affinché conceda l’autorizzazione in tempi brevi. Maranella ha ricordato che l’Ente Parco, già cinque anni fa, aveva avviato il contenimento della specie con il sistema dei recinti ma che il progetto è stato bloccato dall’azione della magistratura, intervenuta con un’inchiesta, dopo una serie di ricorsi. «Oggi quella vicenda si è risolta a favore del Parco – ha continuato – e ripartiamo da un progetto che non solo prevede la cattura dei cinghiali con i recinti ma mette a punto un sistema di filiera che organizza anche la macellazione, il controllo sanitario e la commercializzazione delle carni». Le proposte emerse nel corso del vertice non hanno soddisfatto completamente gli agricoltori che lamentano «l’insufficienza delle azioni rispetto all’attuale abnorme dimensione del fenomeno». Le associazioni di categoria si sono detti comunque disponibili a collaborare a patto «che i nostri interessi, gli interessi dei lavoratori dell’agricoltura, non siano messi sullo stesso piano di quelli dei cacciatori». Altro punto sensibile, infatti sarebbe il ruolo svolto dai cacciatori. Secondo le associazioni di categoria il mondo venatorio avrebbe interessi contrapposti a quelli degli agricoltori in quanto «i cacciatori vogliono avere molti capi da abbattere». Sia il presidente D’Agostino che l’assessore all’ambiente e alla caccia, Antonio Assogna, hanno sottolineato che la soluzione del problema passa anche attraverso «il coinvolgimento del mondo venatorio al quale chiederemo impegno e collaborazione. Allo stesso modo – ha aggiunto l’assessore Assogna – vanno coinvolte le associazioni ambientaliste e la Asl».