Le lunghe peripezie che un qualsiasi cittadino compie nell'ospedale piceno
L’interessato si reca presso il medico di famiglia per un’analisi dei suoi problemi sanitari è quindi lo stesso “medico” a prescrivere la relativa diagnosi per l’effettuazione di una visita di controllo e/o di esami clinici. Il nostro utente tramite il numero verde del CUP effettua quindi la relativa prenotazione (più volte abbiamo evidenziato che nell’era dell’informatica sarebbe molto semplice che lo stesso “medico”, collegandosi in on linee con il CUP, potrebbe, in tempo reale, prenotare la prestazione necessaria. In questo modo, a ns. modesto parere, si risparmierebbe tempo e denaro con un servizio più efficiente e di qualità). Giunto al fatidico giorno di effettuazione della prestazione (in questa occasione non commentiamo i famosi tempi di attesa che il cittadino è costretto a subire, poiché è cosa a Lei nota), il nostro “ammalato” si reca presso il nosocomio piceno. Ipotizziamo che debba recarsi agli ambulatori ubicati al 3°piano. Prende l’ascensore e si reca al reparto interessato dove presso la segreteria dello stesso verifica l’esistenza della sua prenotazione e l’addetto di segreteria appone sulla ricetta un “codicillo” relativo alla prestazione invitandolo a recarsi all’Ufficio Accettazione Cassa per l’eventuale pagamento del ticket se dovuto. Il paziente è quindi costretto a riprendere l’ascensore uscire dal blocco centrale del nosocomio e recarsi presso la palazzina interessata. Quindi nuova fila etc. e nuova perdita di tempo. Immaginiamo inoltre se questa odissea deve essere fatta da un anziano, da una donna incinta e/o da un non autosufficiente, un bambino. In questo caso chi lo accompagna è costretto a lasciarlo da solo nel reparto della visita con grande apprensione. Spesso inoltre accade che al reparto di visita non si ricordano di apporre il famoso codicillo perciò l’utente una volta recatosi allo sportello accettazione potrebbe oppure essere invitato a tornare indietro con una nuova odissea e/o a fornire mille spiegazioni che non riesce a dare. In ogni caso se tutto va a buon fine (pagato il ticket ecc) il nostro “Ulisse” torna al reparto e finalmente può, atteso il suo turno, effettuare la prestazione sanitaria richiesta. Narrata questa odissea ci domandiamo, ma non c’è una soluzione più semplice senza gravare sui cittadini riducendo nel contempo tempi e costi? Non si potrebbe standardizzare i famosi “codicilli” e magari farli inserire dallo stesso medico di famiglia cioè da colui che emette la ricetta e chiede la prestazione? Non potrebbe la stessa “Cassa” inserire il codicillo evitando le due file (di andare al reparto)? Non c’è altro sistema organizzativo?»