Il quarantaduenne trovato in possesso di accendini e liquido infiammabile
Era stato poi sospettato anche di aver avuto a che fare con un altro rogo, quello di Mozzano. L'uomo, accusato del reato di incendio boschivo, ha ottenuto dal giudice gli arresti domiciliari. Sabato scorso i carabinieri lo avevano fermato a pochi chilometri di distanza dall'incendio appena divampato a Rosara. Aveva le mani sporche di fuliggine, ed era stato trovato in possesso di numerosi accendini, rotoli di spago e due taniche di liquido infiammabile. Al momento del fermo, prima ancora che gli investigatori gli rivolgessero qualche domanda, Piccinini aveva detto: «Con fuoco io non c'entro niente». «Ci sono indizi che portano a sospettare che Gabriele Piccinini, appagando un presunto desiderio di emulazione, possa aver appiccato l'incendio alla Fortezza Pia a Rosara, ma non elementi sufficienti - ha detto il difensore, l'avv. Vittorio D'Angelo - che facciano pensare ad un coinvolgimento negli altri roghi che nei giorni scorsi sono divampati a Monterocco, Cignano, Gimigliano e Mozzano, mandando in fumo quasi 500 ettari di verde». Nello scooter a bordo del quale l'uomo è stato intercettato, i carabinieri hanno recuperato pezzi di corda che potrebbero essere stati utilizzati come inneschi. Quanto ad un contenitore di olio combustibile, Piccinini, che soffre di una forma di disagio psichico e ha un'invalidità civile per la quale percepisce una pensione, ha detto al giudice Gianfelice gli serviva per il motorino. In un'abitazione di campagna nella sua disponibilità, l'uomo teneva anche scorte di alcol; a suo dire però servivano alla madre per fare le pulizie. Secondo l'avv. Vittorio D'Angelo,«ci sono tutti i sospetti che possa essere stato lui ad appiccare il fuoco alla Fortezza, un rogo sulle cui dimensioni c'è comunque da discutere, ma anche tutti i sospetti che non sia stato lui». Al gip Piccinini avrebbe spiegato di essersi recato a Rosara «perché voleva spegnere l'incendio, non certo per appiccarlo».