Terna Innovation Zone Adriatico: una presenza cruciale per l'innovazione e lo sviluppo socioeconomico del Piceno e delle Marche

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Terna Innovation Zone Adriatico: una presenza cruciale per l'innovazione e lo sviluppo socioeconomico del Piceno e delle Marche

Come per un "brodo di cultura" la presenza di Terna nel territorio rappresenta, come per una processo biochimico, un acceleratore di cambiamento culturale, industriale e sociale.

"Il Terna Innovation Zone Adriatico che oggi ho il piacere di annunciare, - dice Gian Luca Gregori, Rettore dell'Università Politecnica delle Marche e membro del Cda di Terna - è un polo di innovazione il cui concetto iniziale è nato alla fine dell'anno scorso a San Francisco negli Stati Uniti. Perché San Francisco? Perché come sappiamo tutti la California è un po' il cuore dell'innovazione a livello mondiale e per noi è quindi importante avere la possibilità di fare scouting di tecnologie nel territorio dove più si fa tecnologia al mondo ma anche una volta identificate quelle start up che creano soluzioni o prodotti innovativi portare anche queste start up nel caso specifico in California e negli Stati Uniti per permettere loro di avere accesso a finanziamenti.


Terna Innovation Zone nasce sull'ambito del piano Mattei come ricordava il sindaco Fioravanti un attimo fa. Perché Tunisi? Perché una delle principali opere del piano industriale di questo quinquennio 2024-2028 di Terna è l'interconnessione fra la Sicilia e il nord della Tunisia che è anche il primo collegamento ad alta tensione in corrente continua che arriverà nel territorio tunisino. Tutte le volte che arriva della nuova tecnologia c'è bisogno di formazione, c'è bisogno di cooperazione con le università locali, c'è bisogno di cooperazione con il mondo imprenditoriale locale ed è per questo che è nato in Tunisia il Terna Innovation Zone.

Seguendo questo filone industriale e progettuale oggi ad Ascoli annunciamo il primo di questi Terna Innovation Zone in Italia. In questo caso ovviamente intendiamo caratterizzare la presenza nella regione Marche sulla base di quelle che sono le specifiche territoriali di questo tessuto regionale. Noi immaginiamo che questo Terna Innovation Zone avrà due poli, due pilastri che abbiamo chiamato anche per memorizzare più facilmente quello che facciamo Innovation hub e Innovation Lab".

Tempistiche?

"Allora, all'inizio settembre sarà all'inaugurazione e quindi l'avvio degli uffici qui a Viale Treviri, per poi ad inizio 26 iniziare in collaborazione con la Casa dei Giovani, - spiega il prof. Gian Luca Gregori - quindi le politiche giovanili del territorio che alimentano questo polo di innovazione, per poi arrivare tra un paio d'anni dentro alla ex Sgl Carbon e in collaborazione con Comonext (Cnext), perché in realtà queste sono le tempistiche. Quindi da settembre a dicembre sarà tutto il lavoro di recruiting e anche di ricerca di ragazzi ingegneri che possono poi valorizzare l'Innovation Lab".



C'è una previsione in termini di numeri degli addetti che ne faranno parte. Avete fatto una simulazione?

"Giovedì avremo la verifica tecnica, quindi ci sarà il sopralluogo negli uffici di Viale Treviri della parte che è di Terna, per cui già si spartirà sui numeri. Noi abbiamo questo elevato numero di start-up, ne abbiamo tantissime. - aggiunge il Rettore della PolitecnicaIl problema è, questo è il problema che ho anch'io con l'università, tu le fai nascere, le fai crescere, però poi muoiono. Quindi il vero punto è, questo spirito imprenditorial che entro mi rugge, io l'ho, per richiamare un altro, però poi il problema è che questo spirito va alimentato. Quindi io credo che la risposta potrebbe essere interessante, però dirvi 10, 15, mentre sui master possiamo incominciare a ragionare, un master potrebbe già subito coinvolgere 20, 30 laureati, laureandi e laureati.

Poi le sperimentazioni che stiamo facendo, che integrano anche gli aspetti umanistici con gli aspetti tecnici, potrebbero anche riguardare determinati corsi di perfezionamento. Qui dico qual è il vero problema che vedo come università. Noi abbiamo lasciato l'elettrico da una ventina d'anni e abbiamo puntato come sistema universitario nazionale nel digitale e nell'elettronico.

E questo è un problema enorme: ci mancano ingegneri elettrici. Tenete conto che nell'Italia centrale c'è qualcosa a L'Aquila, ma troviamo dei numeri ridottissimi, mentre abbiamo una grande fame, una grande esigenza di competenze nel campo elettrico, per ovvia ragione. E quindi già questo potrebbe essere un elemento per fare già un master su un tema del genere, secondo me, assicura più del 110 di lavoro.

Quindi c'è una potenzialità enorme da questo punto di vista. Su questo posso aggiungere una cosa. Sulla vita delle start-up, l'elemento forte di questo progetto è che dietro a questo progetto c'è un'infrastruttura che verrà messa a terra.

Quindi le start-up avranno poi una capacità anche di valorizzare un investimento che è già in campo e sicuramente il coinvolgimento dei giovani, dei tecnici da formare non sarà locale, sarà almeno in bacino e Centro Italia".


Ing. Francesco Salerni (Terna) dice : "Se posso aggiungere a quello che il Rettore e il Sindaco hanno detto. Allora effettivamente come dice il Rettore, il vero punto critico spesso per il percorso di una start-up è quello fra la fase iniziale e la fase che si chiama di scale-up.

Perché tirar fuori una bella idea è relativamente facile, il punto è trovare dei fondi per realizzarla e poi riuscire a rendere un'idea un prodotto industriale. Quello che vuole fare un centro come il Terna Innovation Hub è proprio questo: cioè identificare insieme quelle idee che hanno una importanza per il sistema elettrico nazionale e regionale e accompagnare la start-up nel percorso di ingegnerizzazione della soluzione, in quale occorrono fondi, occorre capacità industriale e occorre la possibilità di provare quelle idee con dei prototipi, con delle prime sperimentazioni in campo che possiamo fare sulla nostra rete, legate alle infrastrutture che creiamo qui sul territorio e a quel punto scalare e far diventare il prodotto industriale nazionale o internazionale quello che viene poi realizzato. Quindi accompagnare la start-up in questo percorso significa passare da un'idea iniziale a un prodotto che può essere venduto su qualunque mercato.

Il secondo punto, lo ricordavo benissimo, il Rettore è quello della formazione, perché in questo momento l'Adriatic Link porta sul territorio regionale delle Marche quella che è la più avanzata tecnologia elettrica per i cavi sottomarini per i collegamenti di lunga distanza, la cosiddetta HVDC, il collegamento in corrente continua ad alta tensione. Tutte le volte è lo stesso concetto che con Piano Mattei abbiamo portato in Tunisia, ma vale per le nazioni più sviluppate e per quelle in corso di sviluppo. Quando arriva una nuova tecnologia occorre la formazione e con le università locali ovviamente si fa formazione per attirare ingegneri, per averne di più perché sicuramente il primo problema in Italia è che il 2% degli ingegneri lavorano nell'ingegneria elettrica, quindi incentivarli a studiare perché ci sono delle opportunità nella regione e poi crescere insieme, crescere insieme con un laboratorio in cui quello che studi nelle aule universitarie lo porti nel laboratorio e lo fai diventare anche in questo caso realtà concreta". 

Dunque Terna è il primo business angel di questa situazione che credo a San Francisco poi potrà coagulare altri elementi di finanziamento su questa strada. Ma chiedo: visto l'Adriatik link che ha una lunghezza di 250 chilometri, c'è una possibilità di sviluppare insieme all'infrastruttura elettrica anche quella che riguarda la rete, cioè internet. Nel momento della posa in opera in questo caso è possibile fare un duplicato per internet e questo risolverebbe molte problematiche di rete anche nel nostro paese?

In effetti quello che chiede – risponde l'ing. Francesco Salerni di Terna - è quello che già succede. Noi abbiamo in Italia circa 75.000 chilometri di linea e grossolanamente circa 40.000 chilometri di rete in fibra ottica perché tutte le volte che noi posiamo delle linee, accompagniamo poi la rete con un cavo in fibra ottica. Il cavo in fibra ottica nasce per il monitoraggio e il telecontrollo della rete elettrica, ma ogni cavo ha un numero veramente abbondante di fibre, quindi se si posa un cavo con 48 coppie di fibre e per il nostro monitoraggio ne occorrono supponiamo 4, si ha un buon numero di fibre a disposizione e quindi noi offriamo poi sulla base anche di una regolamentazione definita con l'Autorità, offriamo la nostra rete sia agli operatori, tutti i principali operatori di telecomunicazione italiana sono i nostri clienti, e sia alle istituzioni, parlo delle forze di polizia o in generale delle istituzioni locali, quindi senz'altro contribuiamo a sviluppare anche la rete di comunicazione dal punto di vista del backbone dell'infrastruttura, non degli apparati attivi perché non è il nostro mestiere; perché possiamo solo ospitare gli operatori che poi transitano o le aziende dello Stato che possono usufruire delle nostre infrastrutture di telecomunicazione”.