Ascoli - L'ingegnere Roberto Gregori, esperto tecnico dell'Ipe, con un vasto curriculum nella ricostruzione post sisma, con alle spalle sopralluoghi post sisma in Emilia Romagna e nell'ultimo del centro Italia in Umbria e Lazio e in quello precedente a L'Aquila in Abruzzo, dove è tornato anche in seguito alle nuove scosse del 2016, entra su questo tema arci bollente sulla pagine di Vita Picena e noi condividiamo questo suo scritto.
"Trattare l’argomento dei sopralluoghi
di agibilità a quasi due anni dal primo devastante sisma che ha
colpito anche il Piceno può apparire ormai inutile, ma è opportuno
che la tematica sia chiarita nei termini essenziali anche per
opportuna futura memoria. Per ben comprendere quanto sia stato
deficitario il sistema di verifica di agibilità post sisma occorre
innanzitutto chiarire quale è il primo obiettivo della scheda AeDES,
aiutandosi con le prime parole del manuale di uso: ”Le ore
dell’emergenza sono quelle più delicate e impegnative
dell’attività della Protezione civile. Subito dopo il terremoto è
necessario venire in aiuto alle popolazioni colpite con rapidità e
efficacia….I
l momento centrale di questa attività è la
valutazione dell’agibilità post sisma delle costruzioni
danneggiate. L’agibilità definisce il confine tra il rientro nella
propria casa e l’attesa nei ricoveri provvisori”; abbiamo voluto
fare questa breve introduzione per chiarire un aspetto fondamentale:
l’uso delle scheda AeDES non è principalmente per ottenere
contributi post sisma, ma per verificare la utilizzabilità delle
abitazioni, sfollando le case a rischio in caso di reiterazione dei
terremoti e facendo rientrare serenamente le famiglie fuggite da case
che alla verifica AeDES risultavano invece agibili, quindi una delle
primissime operazioni da fare velocemente dopo le concitate fasi
della “ricerca e soccorso” dei dispersi e sepolti nelle macerie;
non a caso proprio un anno fa la allora direttrice dell’ufficio
emergenze della Protezione Civile Titti Postiglione rimarcava, in una
intervista rilasciataci, come il sistema aveva ben funzionato sino al
30 ottobre 2016, permettendo di non avere vittime al terremoto più
violento proprio grazie ad uno corretta selezione delle case agibili
e delle case da abbandonare per sicurezza.
Va segnalato che
le schede AeDES erano state, sino ad allora, compilate da
professionisti qualificati, con opportuna e lunga formazione che
mettevano gratuitamente a disposizione la loro professionalità per
il bene pubblico: non semplici volontari ma professionisti che
gratuitamente offrivano le loro capacità tecniche con formazione
fatta a loro spese! A questi professionisti è stato subito chiaro e
lampante dopo il terremoto del 30 ottobre che le sole risorse in
campo non sarebbero bastate per una rapida risposta all’emergenza
ed hanno proposto una formula semplice, efficiente ed efficace, che
si basava principalmente sul utilizzare squadre miste (tecnici
qualificati formati con tecnici non ancora formati); in questo modo
non solo si raddoppiavano immediatamente le squadre, ma si poteva
realizzare una formazione sul campo di nuovi tecnici che sarebbero
stati, dopo opportuno training operativo, loro stessi formatori,
innescando una spirale virtuosa che permetteva, a costo nullo, di
accelerare il termine delle verifiche di agibilità ed avere una
numerosissima squadra pronta per le prossime emergenze!
Tale
posizione venne ribadita i primi di febbraio in una conferenza degli
ingegneri formati AeDES a Rieti alla presenza della struttura
commissariale e della Protezione Civile, ma ormai queste ultime
avevano intrapreso la strada che si rivelerà a dir poco disastrosa:
introdurre una scheda intermedia, denominata FAST, compilata da
tecnici senza una specifica formazione sul rilievo post sisma; nella
riunione venne più volte fatto presente che era una scelta
sbagliata, che avrebbe generato molta confusione e che soprattutto i
rilievi da agibilità sarebbero stati completati non prima della fine
del 2017, ovvero quasi un anno e mezzo dopo il primo sisma, in aperta
contraddizione con gli scopi della AeDES! I dati sopra esposti nello
stesso periodo furono evidenziati anche sulla rivista PANORAMA, che
appunto a febbraio 2017 scrisse dei rischi di finire i rilievi di
agibilità non prima del termine del 2017; la Protezione Civile
Nazionale contestò quei dati anche a Panorama (come aveva fatto
nella riunione con gli ingegneri), annunciando che entro aprile 2017
sarebbero terminati i sopralluoghi. Purtroppo gli ingegneri impegnati
sul campo avevano ragione: i sopralluoghi sono stati completati
addirittura a marzo 2018, fallendo completamente gli obiettivi,
dimostrando l’incapacità della Protezione Civile e della Struttura
Commissariale di fare una previsione attendibile, con grande
confusione e superlavoro inutile nei Comuni (costretti con il sistema
FAST seguito da una AeDES a fare non meno di 2 ordinanze parzialmente
in contraddizione fra loro) e con un grande dispendio anche
economico.
Soprattutto si è fallito un obiettivo chiave, che
era a portata di mano: formare nuovi tecnici per le emergenze che
inevitabilmente andremo ad affrontare in Italia nei prossimi anni,
come la storia ci insegna; Insomma il “pasticciaccio grosso dei
sopralluoghi” in fondo non è che lo specchio di un sistema Italia
incapace di guardare oltre la punta del naso e con grande propensione
alla complicazione burocratica, come la trafila delle pratiche per la
ricostruzione sta confermando… ma questa è un’altra storia".