Roma I pensionati sono stati da sempre considerati i bancomat dei vari governi che si sono avvicendati. Con il governo Renzi poi la situazione si è fortemente deteriorata tra tasse, e blocco della rivalutazione degli assegni, i pensionati italiani versano nelle casse dello Stato ben 70 miliardi di euro l’anno, tre miliardi di euro in più rispetto a quanto versano i lavoratori dipendenti che beneficiano di maggiori detrazioni fiscali e del bonus da 80 euro.
I pensionati non ci stanno più ad essere mortificati contrapponendoli a figli e nipoti in una guerra tra generazioni che in realtà non esiste in quanto è proprio la generazione “anziana” che provvede spesso con elargizioni finanziarie alle necessità di figli e nipoti.
Dopo aver lavorato per oltre quaranta anni in fabbriche od officine ed aver pagato “fior di contributi”, percepiscono spesso assegni di pensione al limite della sussistenza. Un pensionato con un importo mensile lordo di 1.500 euro ha ritenute per ben 4.000 euro l’anno mentre in Germania il prelievo medio è di 39 euro, in Francia di 1.000 euro l’anno in Spagna di 1.400. Così nel nostro Paese una pensione lorda di 1.000 euro mensili si riduce al netto a 865 euro, una di 1.500 lorde a 1.198 nette, una di 2.000 a 1.530 nette.
L’imposizione assottiglia maggiormente chi percepisce importi più alti, per i quali a suo tempo ha versato contributi elevati anche a motivo del ruolo che occupava nelle aziende; così con una pensione lorda mensile di 3.000 euro l’assegno si riduce a 2.160, con un imponibile di 2.500 lorde si percepiscono 1.830 nette. Non stupisce il fatto che circa quattrocentomila pensionati italiani abbiano deciso di trasferirsi all’estero per sottrarsi alla vorace tassazione.
Giovedì 19 maggio CGIL,Cisl, Uil faranno convergere a Roma in Piazza del Popolo per una manifestazione unitaria nazionale, migliaia di pensionati per chiedere al governo Renzi di concedere ad essi le stesse detrazioni fiscali previste per i lavoratori e di far estendere alle pensioni più basse l’erogazione degli 80 euro, in parte per salvaguardare il potere d’acquisto degli assegni erosi dal blocco della rivalutazione attuato nel 2012-2013 e bocciato dalla Corte Costituzionale .
Si parlerà anche della difesa delle pensioni di reversibilità, ”Si tratta –sottolineano i sindacati promotori della protesta – di diritti derivanti dai contributi versati. La previdenza deve essere poi divisa dalla assistenza, in quanto sui 270 miliardi spesi complessivamente per le pensioni ben 40 miliardi sono destinati alla spesa assistenziale. Questo costo deve essere invece a carico della fiscalità generale anziché dell’Inps come chiedono da anni le associazioni dei pensionati, in tal modo il deficit previdenziale si azzererebbe”.