In un mondo così veloce come quello di Internet e dei social, proprio dalla rete si riscopre la lentezza della riflessione che scaturisce dai valori umani.
La scomparsa di Don Vincenzo Luciani, "il prete dell'ospedale", ha suscitato negli ascolani, lo leggiamo dai commenti sui social network, la voglia di mettere un punto fermo su questa persona, prima che sacerdote, che di fatto ha donato se stessa in modo così spontaneo che la percezione del suo dare agli altri ora vuole riconoscergli qualcosa di fisico, di concreto, al di là che resterà in ognuno di noi il suo ricordo.
E' difficile, per quanti lo hanno potuto vedere in quel gesto, dimenticare il suo modo di pedalare in bici, quasi annegato nella tonaca dalla quale sporgevano testa e piedi. Era inarrestabile, così come il suo sorriso quando t'incontrava. E forse, come se non bastasse, Don Vincè magari avrà pensato che la sua dolcezza, malcelata anche dagli approcci in dialetto, dovesse essere "certificata" da qualcosa di incontestabile: le caramelle Rossana.
Come se in quei dolciumi volesse celare parte della sua anima. Forse le considerava uno strumento di leggerezza per rendere più navigabile la "valle di lacrime" con la quale era in contatto tutti i giorni.
Ora gli ascolani vorrebbero ricordarlo con una statua o altro. Crediamo che sia un'ottima idea e il Comune di Ascoli potrebbe creare i presupposti per un progetto, per un concorso non oneroso che realizzi un riconoscimento dovuto ad una missione vera, quella di Don Vincè, "il prete dell'ospedale".