Roma - Per il presidente dell’INPS il sistema degli assegni erogati agli ex senatori e deputati “è insostenibile”. E’ quanto affermato da Tito Boeri ieri in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera a proposito dei vitalizi dei parlamentari.
Nonostante i correttivi apportati alla recente normativa per cui dal 1 gennaio 2012 anche per i parlamentari è entrato in vigore il sistema contributivo, ci sono tuttora forti disavanzi che si protrarranno nei prossimi anni. La proposta del presidente dell’INPS è quella di “applicare le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti i lavoratori, anche all’intera carriera contributiva dei parlamentari, questa scelta ridurrebbe del 40 per cento la spesa dei vitalizi con un risparmio annuo di circa 76 milioni di euro”.
Nel caso dei deputati e senatori il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978 quando i percettori di vitalizi erano poco più di 500.
Sono oggi 30 mila le pensioni di assoluto privilegio che la politica ha tenuto lontano dalle riforme. Sono le pensioni del personale della Camera e del Senato, oltre quelle degli ex parlamentari, ma anche dei dipendenti della Regione Siciliana, del personale della presidenza della Repubblica, dei dipendenti e degli ex giudici della Corte Costituzionale, i vitalizi degli ex consiglieri regionali.
Di questi assegni e sui loro importi “d’oro” poco o nulla si sa, spesso costruiti su regole di assoluto favore. Il Centro Studi Itinerari Previdenziali del Prof. Alberto Brambilla, in una ricerca ha provato (trovando grandi difficoltà) a censire queste pensioni di “intoccabili” che non comunicano i dati al Casellario centrale come previsto dalla legge 243 del 23 agosto del 2004.
Stando alle stime fornite, gli oltre 16.000 pensionati della Regione Sicilia percepirebbero circa 40 mila euro lordi l’anno (3.300 euro al mese), gli ex giudici costituzionali circa 200 mila euro lordi l’anno, gli ex dipendenti del Parlamento e Quirinale oltre 50 mila euro lordi. Un universo di privilegiati che secondo la ricerca del Prof. Brambilla costerebbero al nostro Paese oltre 1,5 miliardi di euro l’anno.