Costi record per la tassa rifiuti, Tari aumentata del 55 per cento

Costi record per la tassa rifiuti, Tari aumentata del 55 per cento

Le Marche appaiono più virtuose eccettuata Ancona ove la spesa per abitante è di 181 euro, mentre Ascoli Piceno è a 118 euro, Fermo 86, Macerata 149 euro, Pesaro Urbino ambedue attestate su 144 euro per abitante. 

La fiscalità in Italia continua a rappresentare un peso crescente per le imprese con un carico di tributi divenuto ormai troppo oneroso. Se si considerano le iniquità e le inefficienze che lo caratterizzano la TARI – tassa sui rifiuti- è stata oggetto di una analisi realizzata da Confcommercio Imprese per l’Italia, presentata nella sede storica di Piazza Belli a Roma.



Nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti, negli ultimi cinque anni la Tari è aumentata del 55 per cento per un importo aggiuntivo intorno ai tre miliardi. Nel 2010 la tassazione rifiuti era attestata su 5,4 miliardi a fine 2014 è risultata aumentata a 8 miliardi di euro.


Una tassazione crescente che ha inciso su tutte le categorie economiche del terziario con distorsioni eclatanti per alcune attività, come i ristoranti che hanno visto aumentare i costi al 480 per cento mentre ortofrutta,pescherie, fiori e piante, pizza al taglio sono al 650 per cento, discoteche e night club  al 690 per cento.



Enorme il divario di costo tra i territori. Numerosi sono i casi ove la spesa per la gestione dei rifiuti, a parità di livelli qualitativi di servizio, manifesta scostamenti significativi anche tra Comuni limitrofi, con picchi che sfiorano il 900 per cento. Tutto ciò mentre la produzione  di rifiuti urbani che era nel 2010 in totale di 32.479.112 tonnellate nel 2015 è calata a 28.921.000 tonnellate.



L’elevata discrezionalità assicurata agli enti locali e la mancanza di linee guida sulla applicazione della tariffa, hanno causato divari di costo notevoli tra categorie  e territori, con ripercussioni economiche negative e per la stessa sopravvivenza delle aziende .La ricerca ha evidenziato che, nei Comuni capoluogo di provincia, la spesa annua per un ristorante  è passata da 500 euro a quasi 10 mila euro.


Al Nord esistono Comuni con costi unitari per abitante di 51 euro a fronte di altri Comuni ove il costo supera i 414 per abitante. Al Centro numerosi sono i Comuni con costi unitari inferiori a 64 euro per abitante ma altrettanti  numerosi sono i Comuni ove la spesa per abitante supera i 485 euro. Al Sud si sono registrati Comuni con costi unitari per abitante inferiori ai 98 euro e Comuni ove i costi sono superiori a 308 euro per abitante.


Si è riscontrata una evidente violazione del  principio europeo “chi inquina paga”che dovrebbe essere alla base anche del nuovo tributo. Emblematico il caso delle aree espositive, tipicamente di grandi dimensioni ma con ridottissima produzione di rifiuti come i mobilifici o concessionari di automobili,ove l’area produttiva rappresenta solo il 15 per cento della superficie.



Questi soggetti si sono visti tassare integralmente le superfici che in realtà danno luogo ad una  insignificante produzione di rifiuti. La differenza tra la spesa storica di un determinato Comune ed il fabbisogno standard determina l’extra-costo del piano finanziario della amministrazione locale. Nel 2015 volendo attribuire un valore economico a questa inefficienza in Italia si arriva alla cifra di  1,3 miliardi di euro. Esaminando la tabella di Marche ed Abruzzo si rileva che Chieti ha una spesa per abitante di 164 euro,l’Aquila 168  come Pescara, Teramo 201 per abitante.


Le Marche appaiono più virtuose eccettuata Ancona ove la spesa per abitante è di 181 euro, mentre Ascoli Piceno è a 118 euro, Fermo 86, Macerata 149 euro, Pesaro Urbino ambedue attestate su 144 euro per abitante.    

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