Donatella Prampolini, presidente di Fida-Confcommercio, dichiara: ”Cresce la fiducia delle imprese del dettaglio alimentare nei primi sei mesi; la strada della ripresa è stata imboccata (riferendosi alla situazione economica del Paese), ma occorre molto tempo prima di recuperare il terreno perduto in questi anni.
Tanti imprenditori risentono delle conseguenze della lunga crisi, vedendosi costretti a ridurre il personale o a rinviare gli investimenti ed avvertono tutto il peso del fisco che si conferma un vero e proprio fattore di ostacolo alla crescita”.
Il settore degli “Alimentari”, in Italia, comprende drogherie ,salumerie-gastronomia, pollame e rosticceria, pasta fresca, pizza, dolciumi e dettaglio alimentare, frutta e verdure ,pescherie, per un totale di oltre 126.000 piccole o micro aziende che garantiscono dice la Prampolini “ ciò che abbiamo nel piatto”.
Dallo studio, risulta che il 6 per cento delle imprese fa registrare un incremento medio in valore dello scontrino che si attesta sui 12-13 euro, rispetto alla grande distribuzione ove la media è sui 20 euro. Una fetta consistente di operatori italiani si è vista costretta, per la crisi, ad intervenire sul taglio di personale,(è stato così per l’11 per cento dei dettaglianti nel primo semestre del 2015) rinunciando ad assunzioni già previste o licenziando lavoratori a tempo determinato.
Di contro oltre il 6 per cento delle imprese, è intenzionato ad approfittare delle agevolazioni offerte dal Jobs Act in vista della seconda parte dell’anno. Il 45,8 per cento delle imprese hanno subito una riduzione dei ricavi negli ultimi sei mesi e per questa ragione il 63,3 per cento ha evitato di effettuare investimenti che aveva in programma ed il 23 per cento si è dissuaso definitivamente dal farne.
Riguardo il credito il 24 per cento delle imprese del dettaglio alimentare ha fatto richiesta di credito negli ultimi sei mesi, il 39 per cento se lo è visto accordare, il 30 per cento ha ricevuto una somma inferiore a quella richiesta, il 20 per cento se lo è visto rifiutare.
Interessante quanto emerso nell’ambito della pressione fiscale .Negli ultimi due anni (2013-2014) l’80 per cento delle imprese lamenta un aumento notevole della pressione fiscale sulla propria attività rispetto ai due anni precedenti mentre il 19,3 per cento ritiene che sia rimasta invariata e lo 0,7 per cento diminuita.
Pierluigi Ascani di Format Research, uno dei curatori della ricerca, nel suo intervento ha detto: ”la sensazione generale è che questi anni di crisi, in Italia, stanno finendo. ”ed ha aggiunto:” il temporale è finito ma i vestiti bagnati che abbiamo addosso non si sono ancora asciugati”.Donatella Prampolini al termine della presentazione ha ricordato :”Sono tante le aziende che in questi anni hanno chiuso i battenti per la pressione fiscale. Il governo ha trascurato queste piccole e micro-aziende che sono in realtà la spina dorsale della nostra economia e sono particolarmente interessate alle tradizioni alimentari del nostro Paese ”.