Roma - Sin dagli anni del dopoguerra,nel Mare Adriatico sono stati scoperti importanti giacimenti di petrolio e di gas.
L’Italia, pioniera nell’attività mineraria offshore in Europa, avviò operazioni di ricerca al largo delle coste dell’Emilia Romagna , delle Marche e dell’Abruzzo. Dalla seconda metà degli anni 90 vi è stata una progressiva diminuzione delle attività di ricerca e tra il 2009 ed il 2013 non è stato perforato un solo metro a fini esplorativi nell’offshore italiano.
All’opposto dell’Italia,i paesi balcanici, a soli 150 km dalle nostre coste, stanno ora intraprendendo una politica per sostenere lo sviluppo economico interno, attrarre capitali esteri,rilanciando un programma di ricerca e produzione degli idrocarburi nell’Adriatico.
In prima fila la Croazia che ha suddiviso in 29 blocchi una superficie di 36.800 km2,un’area dove in passato non era mai stata svolta attività di produzione.
Il governo di Zagabria ha già assegnato a gennaio 10 licenze dopo una gara indetta nel 2014. Tra le compagnie anche l’Eni che ha vinto la licenza per uno dei blocchi.
Anche l’Albania ha lanciato una gara per l’esplorazione di 13 blocchi, mentre il Montenegro ha avviato la negoziazione con le compagnie interessate alla assegnazione di sette blocchi.
La Grecia ha in corso trattative per l’assegnazione di 20 blocchi al largo delle coste occidentali ed a sud di Creta.
Le associazioni ambientaliste croate si sono subito mobilitate chiedendo l’abbandono del progetto di esplorazione croato su tutta la sponda orientale, auspicando una rapida chiusura della produzione anche sul versante italiano.
L’Italia da parte sua,ha deciso di seguire da vicino le vicende croate richiedendo di partecipare alla valutazione ambientale strategica (Vas) come previsto da una Direttiva e dalla Convenzione Espoo.
Un passo che ha di fatto rallentato la corsa alla esplorazione della Croazia e la firma dei contratti con le compagnie vincitrici. La Commissione, e di recente il Consiglio europeo hanno ribadito però che tra i pilastri della strategia energetica –per le instabilità politiche in Libia ed il conflitto russo ucraino- spicca il potenziamento dell’uso di fonti energetiche interne, gas metano in primis.
Lo “Sblocca Italia” sembrava aver riaperto la partita italiana in Adriatico per una politica di rilancio della produzione nazionale a discapito delle importazioni,ma l’approvazione al Senato di un emendamento relativo al disegno di legge sugli eco-reati, che vieta l’utilizzo della tecnica dell’airgun,se dovesse ottenere il via libera anche dalla Camera impedirebbe di fatto l’attività di esplorazione in mare.